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Trump a un passo dalla vittoria, dubbi sul futuro delle rinnovabili e pre-mercato nero per le azioni del solare

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Sempre più vicino alla vittoria delle presidenziali americane, Trump potrebbe sferrare duri colpi al settore delle rinnovabili e alle politiche green degli Stati Uniti. I timori degli ultimi tempi si riflettono nella paura degli investitori e crollano numerosi titoli del solare. In dubbio anche il futuro dell’IRA.

Trump 47° Presidente USA nemico della transizione green

Donald Trump ha superato la soglia dei 270 grandi elettori necessari per arrivare alla Casa Bianca. Attualmente ne sono con lui 276, grazie ai dieci grandi elettori ottenuti con la vittoria nello stato del Wisconsin.

Questo significa che con molta probabilità Trump sarà il 47° Presidente degli Stati Uniti. Un record, considerando che nessuno prima di lui ha ottenuto due mandati presidenziali, non consecutivi, almeno dagli inizi del XX secolo ad oggi.

Nei prossimi giorni vedremo se le dichiarazioni di Trump sulla politica estera, lo scenario geopolitico mondiale e i tanti conflitti in corso saranno rispettate o ci saranno degli aggiustamenti, ma di sicuro grande è l’attesa anche per le possibili decisioni di politica energetica.

La transizione energetica ed ecologica di Washington ha sicuramente subito un’accelerata negli ultimi anni, in gran parte grazie al Presidente Joe Biden e la sua amministrazione, ora i timori per una brusca frenata/sterzata sono concreti.

Il mercato delle rinnovabili reagisce male, timori per l’IRA

I primi segnali di nervosismo arrivano proprio dal mercato di riferimento, con diversi segni negativi per le principali titoli, risultato diretto dei timori crescenti di un Trump Presidente che non ama le rinnovabili, le tecnologie pulite e non prende molto in considerazione gli effetti distruttivi dell’attuale fase di estremizzazione del clima.

La paura che aleggia è relativa ai possibili problemi che il nuovo inquilino alla Casa Bianca potrebbe creare all’Inflation Reduction Act (IRA), legge, lo ricordiamo, che ha alimentato l’attuale boom dell’energia pulita negli Stati Uniti attraverso crediti d’imposta per espandere in particolare il comparto del solare.

E di fatti, il benchmark Invesco Solar ETF è sceso di oltre il 9% nelle contrattazioni pre-mercato. Il produttore di pannelli solari First Solar è crollato del 12%. Le azioni di Sunrun e Sunnova sono scese rispettivamente del 15% e del 20%. Il produttore di inverter Enphase è crollato dell′11% e Nextracker ha lasciato sul campo quasi il 12%.

La piattaforma della campagna di Trump chiede da tempo la cessazione dell’IRA, come detto uno dei successi distintivi del presidente Joe Biden. Una legge sempre avversata dai Repubblicani.

Stop al Green New Deal e alle auto elettriche (nonostante Musk)

Lo scorso agosto, in occasione di una conferenza stampa nel suo resort a Bedminster, Trump dichiarava: “Metterò fine alla guerra di Kamala all’energia e al Green New Scam“, mettendo volontariamente ‘scam-truffa’ al posto di ‘deal-patto’.

Non solo, ha anche sottolineato: “Metterò fine anche agli obblighi per favorire i veicoli elettrici, nonostante l’endorsement di Elon Musk“, ha aggiunto, riferendosi al patron di Tesla e ai sussidi per promuovere il settore.

Non va dimenticato che Musk è stato uno dei suoi principali sostenitori in questa campagna per le presidenziali, se non il più rumoroso (se ne deduce un occhio di riguardo per i suoi affari e le sue imprese, tra cui la celebre casa automobilistica 100% elettrica).

Il futuro dell’IRA, tuttavia, non dipenderà solo dalla vittoria di Trump alla Casa Bianca, ma anche dalla capacità dei repubblicani di assicurarsi il controllo del Congresso.

Il sostegno a Trump dalle Big Oil

E’ certo che le compagnie petrolifere e in generale attive nell’industria dei combustibili fossili hanno appoggiato la campagna elettorale del tycoon con generose donazioni, nell’ordine di diverse decine di milioni di dollari, 75 secondo il New York Times (dopo che a giugno lo stesso Trump aveva chiesto direttamente a 20 CEO del settore di sostenere la sua campagna con un miliardo di dollari).

Questo significherà un fisco più amico del settore, maggiori investimenti e semplificazioni burocratiche di varia natura.

Nelle prossime settimane avremo sicuramente qualche dato in più su cui riflettere, ma è certo che un passo indietro (o più di uno) sulle politiche energetiche e climatiche in chiave green da parte degli Stati Uniti avrebbe senza dubbio un impatto non trascurabile sul futuro della transizione energetica anche in Europa.

Giornalista

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