Da uno studio del Centro Europa Ricerche (Cer) emerge un nuovo rapporto, dal titolo: ‘Il grande gioco dell’energia: verso un equilibrio non cooperativo’.
L’evento di presentazione
L’evento di presentazione si è svolto a Roma, presso il centro congressi Spazio Europa gestito dall’Ufficio del Parlamento europeo in Italia, e dalla Rappresentanza italiana della Commissione europea.
Si tratta di un’analisi che prende in considerazione la situazione energetica dell’Ue con tutte le vicende che hanno caratterizzato gli ultimi anni, in primis la guerra in Ucraina.
Il report è composto da vari capitoli, che abbracciano diversi aspetti come la trasformazione del mercato del gas, le nuove rotte del petrolio, ma soprattutto il ruolo della Cina nel panorama energetico mondiale.
Una frattura e tre attori chiave
Come scritto sul rapporto, il conflitto ha creato una frattura e ha modificato gli equilibri del ‘grande gioco mondiale dell’energia’, che dà il nome allo studio, coinvolgendo soprattutto tre ‘attori chiave’: l’Unione europea, che ha dovuto rinunciare alle forniture di Mosca; la Federazione Russa, che ha dirottato le proprie vendite tutte verso est; e la Cina, pronta a diventare il principale importatore di energia per Putin.
Sullo sfondo poi si trovano gli Usa, forti della loro indipendenza energetica e beneficiati dalla domanda di gas naturale liquido da parte dell’Europa.
La Cina
Il Cer ha voluto dedicare i due capitoli finali al ruolo della Cina, Paese che è sempre stato tra i maggiori responsabili dell’inquinamento ambientale ma che adesso, aspira a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060, dieci anni dopo la data generalmente fissata dall’Ue e dall’America.
Il Centro di ricerca ha sperimentato un modo diverso però di calcolare le emissioni globali, non più su base statale bensì pro capite.
Da qui è emerso come risultato che un’ampia quota di CO2 mondiale non proviene da Pechino ma dagli Stati membri, che mentre si impegnavano per ridurre l’impronta carbonica delle loro economie, delocalizzavano le produzioni industriali e le emissioni associate ad esse nelle Nazioni in via di sviluppo, re-importando i prodotti finiti.
Richieste della Cina
Si tratta di un’analisi soggettiva esposta dal Cer, che si indaga anche su quali sono e saranno le reali richieste della Cina nei confronti dell’Europa.
Secondo quanto scritto, è probabile che il Paese asiatico, produttore anche di rinnovabili, possa accettare dall’Ue un accordo vincolante sulle emissioni, a condizione che esse si basino però su un principio ragionevole: devono essere le società più sviluppate, dunque quelle più inquinanti, ad abbattere in misura maggiore i gas serra e dunque il loro impatto ambientale.