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L’ISA divisa sull’estrazione delle materie prime dal mare

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Un “codice minerario dei mari” è ciò a cui l’International Seabed Authority , organismo internazionale istituito dalla Convenzione Onu sul diritto del mare, vorrebbe dar vita. L’obiettivo è colmare il vuoto giuridico relativo all’estrazione dei minerali presenti nei fondali oceanici, consentendo ai vari Stati membri di recuperare nichel, cobalto e rame, utili per la realizzazione delle batterie.

Un codice minerario per i mari

Finora è stato acceso il confronto tra i membri dell’International Seabed Authority (ISA), riunitisi a Kingston, in Giamaica, per affrontare il tema dell’estrazione mineraria in acque profonde. L’incontro di quest’anno, che terminerà venerdì 28 luglio, è volto a finalizzare la stesura di un regolamento per le attività minerarie commerciali in mare, un argomento delicato che riguarda molto da vicino la generazione di energia da fonti rinnovabili. È infatti riconducibile proprio a questa destinazione d’uso l’estrazione delle materie prime dai fondali oceanici.

Le divisioni sull’adozione di un codice minerario

I cosiddetti “noduli”, simili a rocce, sparsi sul fondo del mare, contengono minerali importanti per la produzione di batterie, come nichel, cobalto e rame. Sembra, però, evidente che l’International Seabed Authority , organismo internazionale composto da 168 membri, istituito dalla Convenzione Onu sul diritto del mare per regolare il vasto fondale oceanico, non abbia una visione unitaria circa il futuro dell’estrazione mineraria in acque profonde. Conseguenza delle diverse posizioni nazionali. Herve Berville, Segretario di Stato francese per il mare, ad esempio, durante il dibattito si è espresso contro qualsiasi tipo di attività industriale di cui non si sappiano ancora misurare le conseguenze, rischiando di arrecare danni irreversibili agli ecosistemi marini.

Un vuoto giuridico

L’esigenza di dar vita a un codice minerario per i mari, si è fatta più incalzante con la richiesta della Repubblica di Nauru, Stato insulare dell’Oceania, di avviare estrazioni minerarie nei fondali. Quello che si è venuto a creare dopo il 9 Luglio 2023, data in cui  Il Consiglio ISA, l’organo decisionale sui contratti, ha smesso di rilasciare permessi per l’esplorazione dei fondali marini, lasciando a qualsiasi Stato membro la libertà di richiedere un contratto minerario per una società che sponsorizza, è un vero e proprio vuoto giuridico. Alcuni Paesi vogliono, infatti, procedere spediti e iniziare a recuperare per accelerare il processo di transizione energetica, mentre ONG e scienziati affermano che la pesca a strascico di tali minerali nelle profondità marine potrebbe distruggere habitat e specie potenzialmente vitali per gli ecosistemi. Inoltre, secondo gli esperti, vi è il rischio di interrompere la capacità dell’oceano di assorbire l’anidride carbonica emessa dalle attività umane, oltre a quello di danneggiare la comunicazione di varie specie come le balene.

Francia vs Cina sulla questione delle materie prime

Una ventina di Paesi, tra cui la Francia, hanno chiesto una “pausa precauzionale” sull’estrazione mineraria in acque profonde e hanno recentemente acquisito un certo slancio politico. Tra i Paesi che, invece, si sono opposti a mettere in pausa le estrazioni, c’è la Cina, che finora è riuscita a bloccare qualsiasi dibattito ufficiale sulla questione.

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