Durante l’Africa Climate Summit 2023, il vertice di Nairobi su clima e transizione energetica, i leader mondiali hanno fatto promesse ambiziose, affermando di voler collaborare anche con il vecchio continente per invertire la tendenza del cambiamento climatico. L’Africa, con le sue risorse, ha le potenzialità per guidare la transizione energetica, ma molto dipenderà dal rispetto degli impegni presi e dal raddoppio dei finanziamenti entro il 2025.
Africa Climate Summit 2023
Si conclude oggi l’Africa Climate Summit 2023 (4-6 settembre), il primo vertice internazionale nato con l’obiettivo di trovare soluzioni collettive alla sfida climatica e dunque alla transizione energetica in Africa. Si tratta di un passo importante per i Paesi africani, responsabili secondo i dati riportati dalle Nazioni Unite, di solo il 3% delle emissioni globali di CO2, ma soggetti molto più di altri agli effetti devastanti del surriscaldamento globale.
Energia rinnovabile in Africa
Affinchè le tappe della transizione energetica vengano rispettate a livello mondiale, è fondamentale spostare la narrazione dalla classica divisione tra Nord e Sud del mondo. La collaborazione e l’azione collettiva sono vitali, e l’Africa è pronta a contribuire agli sforzi di decarbonizzazione globale sfruttando le sue abbondanti risorse, tra cui energia rinnovabile, materie prime, potenziale agricolo e capitale naturale. “L’Africa potrebbe guidare la transizione energetica e sostenere il fabbisogno globale di energie rinnovabili” ha dichiarato il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che ha rivolto un appello alle potenze mondiali, parlando di “miracolo africano”.
Raddoppiare i finanziamenti entro il 2025
Dal summit è emerso che 100 miliardi di dollari all’anno ai Paesi in via di Sviluppo e finanziamenti raddoppiati entro il 2025, potrebbero iniziare a sbloccare una situazione arenata ormai da troppo. Tuttavia, la forte dipendenza da combustibili fossili che ancora si registra in questi Stati, suggerisce di procedere con cautela. Uno studio del centro Tyndall dell’Università di Manchester ha, infatti, messo in luce i danni e l’instabilità politica che un allontanamento dai combustibili fossili, non graduale, potrebbe generare. Questo è il motivo principale per cui petrolio e gas non sono stati esclusi dal meeting di Nairobi.