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IRENA: l’81% delle nuove rinnovabili del 2023, costate meno delle alternative fossili

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L’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA) ha sottolineato come l’81% delle nuove rinnovabili del 2023, ossia 382 Gigawatt (GW), abbia avuto costi inferiori rispetto alle alternative nel fossile, a riprova di una competitività sempre maggiore delle prime.

Un confronto competitivo

Secondo l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA), il 2023 ha rappresentato un anno di grande competitività per le rinnovabili installate. In totale, sui 473 Gigawatt (GW) aggiunitivi, l’81% – ossia 382 GW – ha avuto costi inferiori rispetto alle alternative nel campo del fossile.

Questa, la conclusione del Renewable Power Generation Costs in 2023, rapporto che la stessa IRENA ha presentato in occasione dei lavori della 79° sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Nello specifico, la cornice è stata quella dell’incontro sulle rinnovabili (Global Renewables Summit).

L’Agenzia ha posto l’accento sull’importanza del 2023. Un anno record per la transizione ‘verde’. Dati alla mano, infatti, gli scorsi dodici mesi hanno rappresentato una pietra miliare per la diffusione delle rinnovabili, con il solare e l’eolico a svettare.

Questione di costi e complessità

Nello studio, inoltre, si è rimarcato come – sempre in riferimento al 2023 – le congetture positive siano culminate in un calo globale dei costi. Decenni di ricerche e sviluppo hanno portato – in un solo anno – ad un calo fino a quattro centesimi di Dollaro per Kilowattora ($ per Kw). Gli oneri economici del fotovoltaico sono stati del 56% inferiori, in paragone agli equivalenti nel fossile, ma anche del nucleare.

Si consideri poi, contestualmente, che tra il 2010 e il 2023, le tariffe delle batterie sono diminuite dell’89%, nella misura in cui si è dato adito ad economie di scala, innestatesi sulle nuove catene del valore. In questo senso, si è assistito ad una maggiore integrazione di capacità da eolico e solare. Contributo essenziale nel risolvimento dei problemi caratterizzanti le varie infrastrutture di rete.

Più in generale, dal 2000, l’energia rinnovabile distribuita nel Mondo, avrebbe legittimato un risparmio di almeno 409 mld di Dollari. Fungendo da volano, ha generato tangibili benefici socio-economici, oltreché ambientali. Stante la situazione, il quadro apparirebbe molto promettente.

Quante sfide nel futuro

Da una parte, insomma, potrebbe esserci quell’effetto virtuoso da moltiplicatore. A fronte della maggior efficienza, aumenterebbero le finestre di investimento, i margini di profitto e in senso lato, la ricchezza.

Nel contempo, in realtà – oltre gli ottimismi – le sfide restano ben lungi dall’essere archiviate e anzi, le complessità stesse si moltiplicano. L’obiettivo ribadito, in effetti, è stato quello di arrivare a triplicare le rinnovabili. Entro il 2030, servirà arrivare ad una capacità globale installata pari a 11,2 Terawatt (TW).

8.5 TW dovrebbero derivare dal fotovoltaico e dall’eolico onshore. In media, dunque – in ossequio all’Accordo di Parigi – per ogni anno si dovrebbe aggiungere nuova capacità per 1044 GW. Bisogna però considerare che l’andamento oscillante di alcuni comparti si accompagnerà necessariamente con il protagonismo ancora radicato di alcuni combustibili fossili.

Il rapporto col fossile

Su tutti, il Gas Naturale Liquido (GNL), la cui domanda – entro il 2040 – dovrebbe comunque rafforzarsi, anche perché è considerato un ottimo sostegno in una fase di transizione. In secondo luogo, con la massima attenzione rivolta al quadrante asiatico, sarà interessante valutare il peso dei [c.d] risparmi cumulativi. Una variabile cardine nei processi decisionali, anche per gli investitori privati.

In effetti, nel 2023 l’Asia ha registrato risparmi cumulativi per 212 mld di Dollari, superiori al periodo 20002010. Alle sue spalle l’Europa, con 88 mld e il Sud America, con 53 mld. Queste cifre, insieme alla domanda aggregata globale di energia, crescente, in proiezione si confronterà con l’obiettivo fissato.

I prossimi, saranno gli anni decisivi per definire la postura geo-economica nel medio periodo. Sbagliare non sarà consentito, anche perché interi settori dovranno quasi completamente essere rimodulati.

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