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In rinnovabili il 90% degli investimenti, ma impossibile raggiungere la Cina. Il Rapporto IEA

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Secondo l’ultimo rapporto IEA, World Energy Investment 2023, guidate dal solare, le fonti di energia rinnovabile attraggono sempre più investimenti (1.700 miliardi in due anni), e rappresenteranno presto il 90% della spesa mondiale nel settore. L’Agenzia iNternazionale sconsiglia, però, di disperdere le forze in una vana rincorsa della Cina, suggerendo piuttosto l’apertura verso il gigante asiatico.

Le rinnovabili attirano 2,800 miliardi di dollari

Guidate dal solare, le tecnologie elettriche a basse emissioni rappresenteranno quasi il 90% degli investimenti mondiali nella produzione di energia dei prossimi anni. World Energy Investment, l’ultimo Rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) evidenzia come l’energia pulita stia conquistando sempre di più il favore degli investitori, attirando ben due terzi dei 2.800 miliardi di dollari destinati quest’anno al settore. L’IEA sconsiglia di disperdere le forze in una vana rincorsa della Cina, incoraggiando invece a cavalcare l’onda e sfruttare il momento favorevole. Secondo i dati riportati, gli investimenti in energia pulita sono stati stimolati da una serie di fattori negli ultimi anni, tra cui periodi di forte crescita economica e prezzi volatili dei combustibili fossili.

La spesa per il petrolio

La spesa per petrolio e gas upstream (purtroppo) dovrebbe aumentare del 7% nel 2023, riportandola ai livelli del 2019. Le compagnie petrolifere che stanno investendo di più, sono per lo più grandi Big Oil nazionali del Medio Oriente. Secondo questa fotografia, l’incremento degli investimenti in combustibili fossili è destinato a salire più del doppio rispetto ai livelli previsti nel 2030, dallo scenario Net Zero Emissions by 2050 dell’AIE. 

Investimenti in carbone

La domanda globale di carbone ha raggiunto il massimo storico nel 2022, mentre quest’anno gli investimenti nel settore dovrebbero essere di quasi sei volte superiori ai livelli previsti nel 2030 nello scenario Net Zero.

Le maggiori carenze negli investimenti in energia pulita si registrano nelle economie emergenti e in via di sviluppo, talvolta frenati da tassi di interesse più elevati, quadri politici e schemi di mercato poco chiari, infrastrutture di rete deboli, servizi pubblici in difficoltà finanziarie e un costo elevato del capitale. Da questo punto di vista la Comunità internazionale potrebbe fare molto di più per guidare gli investimenti anche nelle economie a basso reddito, dove il settore privato è, per ovvie ragioni, più riluttante ad avventurarsi.

Il rincaro dei materiali e i metalli critici

A destare le maggiori preoccupazioni è, invece, il rincaro di materiali e componenti. Oggi una turbina eolica costa il 30% in più che nel 2020 e anche i moduli fotovoltaici hanno subito rincari analoghi nel 2022. Il risvolto positivo è che proprio i prezzi elevati hanno stimolato un boom di investimenti anche nel settore minerario, per sviluppare l’offerta di alcuni metalli considerati “critici”, in particolare litio, nickel e rame. Tuttavia la scarsità di materie prime che tenderà a manifestarsi nel breve termine, rischia di essere uno dei principali fattori frenanti per la diffusione di energie rinnovabili.

L’escalation delle rinnovabili

Il Rapporto IEA accende i riflettori su un dato di fatto: il centro dell’interesse è cambiato e non è più sulle fonti fossili. A livello globale queste ultime dovrebbero attirare 950 miliardi di dollari nel 2023 (il 15% in più rispetto al 2021), a fronte dei 1.700 miliardi (+24% in due anni) per energie rinnovabili e tecnologie “green”, categoria comunque molto ampia, che include anche il nucleare, le auto elettriche e le pompe di calore.

Secondo il direttore dell’IEA, intervistato dal Sole 24 Ore, serve un lavoro a due dimensioni“da un lato riconoscere come un fatto la posizione dominante di Pechino in alcuni settori e trovare politiche realistiche, che ci permettano di interagire. Al tempo stesso bisognerebbe che ciascuno focalizzasse meglio le strategie, perché molti Paesi oggi stanno cercando in parallelo di sviluppare una propria filiera, con forti politiche di sostegno in Europa, negli Usa, in Giappone e anche in alcuni Paesi emergenti, come l’India e la Cina stessa”.

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