In Giappone, il Governo ha annunciato le nuove soglie degli obiettivi climatici, sempre con riferimento al 2013, differendo i termini di cinque anni ma aumentando del 14% le quote di tagli delle emissioni. In questi termini, Tokyo ha scelto come riferimento gli USA, anche loro alle prese con la revisione dei propri obiettivi nazionali.
Il nuovo piano climatico del Giappone
I Ministeri dell’Economia, Industria e Commercio (METI) e dell’Ambiente del Giappone hanno formalizzato i nuovi obiettivi climatici. L’ha riportato la Reuters. All’interno del piano – a proposito della riduzione delle emissioni dei gas serra – si è fissata una quota del 60%, rispetto ai livelli del 2013, entro il 2035.
La soglia, inizialmente, era del 46% per il 2030. Contestualmente, lo stesso esecutivo aveva ridefinito la propria transizione energetica, con lo sguardo al 2040, fissando nel 40%–50% le rinnovabili e nel 20% il nucleare.
La scelta di ritoccare le quote climatiche ha dato seguito a quella dell’Amministrazione Biden negli USA. Washington, infatti, nell’ambito dell’accordo sul clima di Parigi, ha deliberato una riduzione di gas serra del 61%–66% rispetto ai livelli del 2005, sempre entro il 2035. Diversi analisti avrebbero considerato questo obiettivo raggiungibile anche qualora Donald Trump dovesse invertire le politiche federali.
Il fulcro della struttura economica
La transizione ‘verde’, per Tokyo, dovrà innestarsi su di una struttura produttiva molto particolare. A fronte di un’economia fortemente imperniata sui servizi e sulla manifattura, il Giappone è il secondo importatore mondiale di gas naturale liquefatto (GNL).
Grande compratore di petrolio dall’Asia Occidentale, il Paese ha dovuto fare i conti con la delicata situazione internazionale. Insieme, ovviamente agli oneri rilevanti agli impegni internazionali sulla neutralità climatica.
Da qui, poste tutte le vulnerabilità e i rischi di una struttura economica tale, si è resa necessaria una rimodulazione della la politica energetica nazionale.
Questione di numeri
Lo scorso Novembre, i medesimi dicasteri giapponesi hanno presentato una bozza di documento, precisando la quota della riduzione del 60% entro l’anno fiscale 2035 e del 73% entro il 2040.
I riferimenti quantitativi si sono allineati ad un progressivo cronoprogramma, sempre nell’ottica di una cornice di riferimento. Nello specicifico, quella di una traiettoria lineare tra l’attuale obiettivo del Giappone di una riduzione del 46% entro il 2030 e il raggiungimento dello zero netto entro il 2050.
Come sempre in queste situazioni, la complessità delle sfide sarà avvalorata dal dibattito e dal confronto interno. Le ultime scelte hanno infatti suscitato richieste di tagli più netti da parte di ambientalisti e politici di opposizione. I quali, hanno definito l’impegno insufficiente, considerando che il Giappone resta il quinto paese al Mondo per emissioni di carbonio, oltre a dipendere fortemente dai combustibili fossili.