Uscire dall’era del carbone entro un decennio. l 32 delegati riunitisi a Torino per il G7 Clima, Energia e Ambiente guidato dalla Presidenza italiana, hanno raggiunto (almeno verbalmente) un compromesso storico. Dopo il fallimento di Cop28 a Dubai lo sorso anno, il summit internazionale ancora in corso nella Reggia di Venaria torna sull’ipotesi di addio al combustibile fossile più inquinante. Stavolta la deadline è al 2035, ma gli accordi “tecnici” dovranno essere affiancati da quelli politici. Restiamo in attesa.
Addio al carbone entro il 2035
“L’Italia è pronta a fare da apripista alla decarbonizzazione, e a uscire dall’era del carbone entro un decennio”. È quanto dichiarato dal Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin a margine della prima giornata di lavori del G7 Clima, Energia e Ambiente di Torino. Il Summit guidato dalla Presidenza italiana, lancia così un segnale chiaro alla comunità internazionale: l’addio al carbone è vicino e definitivo, tanto che la nuova deadline potrà essere fissata per il 2035.
Il compromesso dopo il fallimento di Cop28
Il compromesso “tecnico” (ma non politico) è stato raggiunto a conclusione del 29 Aprile, giorno di apertura del vertice che vede riuniti 32 rappresentanti di Stato da tutto il mondo, passando dai Paesi del G7 a quelli esterni come l’Algeria e il Brasile, ai delegati della Commissione Europea. In attesa che l’accordo storico sia messo nero su bianco, i ministri hanno dato l’annuncio. Una scena che se non fosse per lo sfondo della Reggia di Venaria, troveremmo ripetitiva, dato che lo scorso anno proclami simili vennero fatti in occasione della Cop28 a Dubai, poi rivelatasi un fallimento.
I temi divisivi
I temi divisivi al centro del confronto tra i ministri del G7, riguardano prevalentemente il ruolo della lignite nel processo di transizione energetica e l’uscita dagli altri combustibili fossili, come petrolio e gas. Il dibattito internazionale è incentrato sul dubbio amletico tra un “utilizzo vincolato” o l’abbandono definitivo di tali risorse.
La situazione internazionale
I dati dimostrano che per il Bel Paese lo stop non sarebbe un problema. Secondo Terna, infatti, considerando soltanto i primi tre mesi del 2024, l’elettricità dello Stivale proviene per il 46% da fonti rinnovabili, per il 52,3% da gas e gasolio e solo per l’1,7% dal carbone. Ma per Paesi come Giappone e Germania il discorso cambia. Qui il carbone è ancora una delle prime fonti di produzione di energia elettrica, con percentuali altissime se messe a confronto con i numeri italiani. In Germania, la generazione elettrica dipende ancora per il 26% dal carbone, mentre nel Paese asiatico arriva a toccare il 30%.Tuttavia il Paese in assoluto più dipendente dal carbone resta l’India, che seguendo gli attuali trend, entro il 2030, potrebbe coprire da sola le emissioni globali.