Roma, 05/07/2024 Notizie e approfondimenti sui temi dell’Energia in Italia, in Europa e nel mondo.

Cuba. Si aggrava la crisi energetica, infrastrutture deboli e mancanza di investimenti. La mano tesa di Mosca

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Una grave emergenza energetica sta attanagliando Cuba e il suo popolo da diversi anni, a causa di infrastrutture debole e vetuste, mancanza di investimenti in fonti rinnovabili e della difficoltà di contare su approvvigionamenti continui, soprattutto di petrolio. La Russia tende una mano agli amici cubani e oltre agli aiuti invia anche una flotta militare all’Avana.

Una crisi energetica che viene da lontano, Cuba affronta gravi blackout

Non è una questione di oggi o di ieri, la crisi energetica che attanaglia Cuba va avanti da anni, almeno dal 2018, sia per la debolezza e la vulnerabilità delle infrastrutture principali, sia per gli alti costi di approvvigionamento, soprattutto di petrolio.

Le interruzioni di energia elettrica sono praticamente continue. In alcuni casi la rete è in funzione solo per alcune ore al giorno, mentre in determinate città sono interi quartieri a non esser più serviti.

Possiamo solo immaginare i problemi che uomini, donne e bambini di Cuba hanno dovuto affrontare per preparare cibo, lavarsi e accedere alle reti di comunicazione. Senza energia elettrica non funziona più niente, o quasi, con gravi conseguenze sulle strutture ospedaliere e di cura, ma anche su quelle dei trasporti e idriche.

Cuba ha bisogno di più di 300 milioni di dollari all’anno per mantenere il sistema nazionale di energia elettrica e tale disponibilità non esiste”, ha dichiarato il Presidente cubano Miguel Díaz-Canel in un’intervista concessa al giornalista Ignacio Ramonet lo scorso mese.

Si fermano le centrali termoelettriche, si spera nelle rinnovabili

Come comunicato dall’Unione elettrica cubana, il 17 giugno c’è stata un’interruzione nella fornitura di energia elettrica per un deficit quantificato in 847 MW e per domenica prossima se ne attende un altro stimato in 326MW.

Le chiusure di diverse centrali termoelettriche e la mancanza di adeguati investimenti in fonti energetiche rinnovabili, magari nel fotovoltaico, non ha fatto altro che peggiorare le cose nel tempo.

L’ultima in ordine di tempo è la centrale termoelettrica di Delicias, una delle principali che rifornisce di energia l’isola di Cuba, a causa di violento incendio è scoppiato in un deposito di combustibile nel sito.

Per garantire un minimo di energia elettrica, a Cuba, nelle ore di punta si utilizzano motori a generazione distribuita, che richiedono gasolio e olio combustibile, carburante che non sempre è disponibile nel paese.

Riguardo all’energia pulita, il Presidente cubano ha assicurato che il Paese punterà maggiormente sulle fonti rinnovabili, sia eoliche che fotovoltaiche e biogas.

Secondo l’agenzia Prensa Latina, il Governo ha assicurato che sono stati firmati diversi accordi internazionali che permetteranno all’isola di produrre più di duemila megawatt in meno di due anni, con l’obiettivo di avere più del 20% di energia pulita entro il 2030.

La Russia in aiuto di Cuba

Per questo, nei giorni scorsi, in un incontro a Mosca tra il ministro russo dell’Energia, Serguéi Tsiviliov, e il vice primo ministro cubano, Ricardo Cabrisas Ruiz, si è deciso un maggiore impegno della Russia nell’isola caraibica, sia per ammodernare le infrastrutture energetiche, sia per favorire continuità negli approvvigionamenti alimentari e sanitari.

Al centro dei colloqui anche la cooperazione nei settori del petrolio e del gas, con un focus particolare sul progetto del giacimento petrolifero di Boca de Jaruco.

La flotta militare russa all’Avana, come nel 1962?

Dallo scorso fine settimana, alcune unità della flotta militare russa dislocata nell’Oceano Atlantico hanno ormeggiato al porto dell’Avana, a soli 350 chilometri dagli Stati Uniti, per la precisione da Miami Beach in Florida. Tanto che il Comando Sud degli Stati Uniti è stato costretto a dirottare il sottomarino USS Helena a Guantanamo Bay, a Cuba, per mandare un segnale a Mosca e allo stesso tempo dare conforto ad un’opinione pubblica americana molto preoccupata (torna alla memoria inevitabilmente la crisi del 1962).

Ufficialmente, una missione diplomatica, di fatto, secondo molti analisti, una prova muscolare tra Mosca e Washington. In molti, in effetti, vedono questa nuova mossa da parte della Russia come una ritorsione per la presenza della NATO in Ucraina.

La flotta si compone anche di una corazzata e di uno o più sottomarini armati con dispositivi nucleari. Secondo fonti ufficiali, da qualche giorno le unità della marina avrebbero lasciato il porto della Capitale cubana, ma il fatto rimane e soprattutto Mosca ha lanciato un messaggio chiaro agli USA e agli alleati NATO: siamo ovunque e pronti a rispondere ad ogni situazione di crisi.

L’ennesimo momento di tensione tra potenze economiche, politiche e militari che non fa altro che aumentare l’estrema variabilità geopolitica che caratterizza questi ultimi anni, a partire dall’elezione del Presidente Donald Trump alla Casa Bianca, con lo scontro tra Washington e Pechino, fino all’attuale conflitto in Ucraina, che vede gli USA fronteggiare la Russia in pieno continente europeo.

Giornalista

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