In arrivo un nuovo appuntamento con la Conferenza delle parti della Convenzione dell’ONU sui cambiamenti climatici: la COP29 di Baku, in Azerbaijan, dove si cercherà di perseguire sia un maggiore impegno di tutte le parti in piani nazionali più ambiziosi, sia di far crescere la finanza verde per fare in modo che rapidamente le ambizioni si trasformino in azioni concrete. Ma intanto, a crescere sempre di più sono proprio i gas serra, dalla CO2 al metano. I dati in due report delle Nazioni Unite.
Verso la COP29 di Baku, con due piani di lavoro: policy più efficaci e ruolo chiave della finanza
Mancano due settimane o poco meno alla XIX Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, abbreviata in COP29.
Si terrà a Baku, in Azerbaijan, dall’11 al 22 novembre 2024, e sarà centrata su due filoni di confronti, incontri e azioni: “migliorare l’ambizione” e “consentire l’azione“.
Il primo pillar, “migliorare l’ambizione“, propone di combinare elementi chiave per garantire che tutte le Parti si impegnino verso piani nazionali ambiziosi e in maggiore trasparenza.
Il secondo, “consentire l’azione“, riflette il ruolo fondamentale della finanza, strumento chiave per trasformare l’ambizione in azione e ridurre le emissioni, adattarsi ai cambiamenti climatici e affrontare perdite e danni.
La priorità manifestata dagli organizzatori è quella di ottenere riduzioni profonde, rapide e durature delle emissioni per mantenere le temperature sotto controllo e rimanere al di sotto della soglia di 1,5°C.
La realtà, però, è quanto mai distante da queste aspettative e priorità.
I gas serra non smettono di aumentare. Due Rapporti delle Nazioni Unite
Proprio negli ultimi giorni, riguardo alle emissioni di gas serra sono stati pubblicati due report molto importanti, uno del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), l’altro dell’Organizzazione meteorologica mondiale, che ci mettono davanti ad una realtà sempre più complessa, difficile e dal futuro poco chiaro.
Nel primo caso, l’“Emissions Gap Report 2024” (che dovrebbe essere presentato all’inizio del 2025, prima della COP30) si stima saranno necessari tagli alle emissioni di gas serra del 42% entro il 2030 e del 57% entro il 2035, se vogliamo ancora raggiungere l’obiettivo di 1,5°C.
Fondamentali saranno i contributi di ogni singola nazione per quel che riguarda il taglio delle emissioni inquinanti su scala regionale. I nuovi piani nazionali per il clima devono fissare obiettivi chiari di riduzione delle emissioni di gas serra in tutti i settori economici, definendo politiche e finanziamenti concreti per raggiungerli. Anche le priorità di adattamento devono essere definite esplicitamente e devono essere previsti finanziamenti diretti ai settori, alle infrastrutture critiche e alle comunità più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico.
In caso di fallimento, si prospetta un aumento della temperatura media del pianeta tra +2,6 e +3,1°C, con potenziali effetti nocivi per esseri umani, società, economie e ambiente.
Il percorso per mantenere questo aumento a +1,5°C rispetto alla temperatura media mondiale prima della rivoluzione industriale è difficile da seguire, ma l’unica via che abbiamo per le Nazioni Unite è scommettere sulle fonti energetiche rinnovabili (solare e fotovoltaico soprattutto) e aumentare la superficie terrestre ricoperta da foreste, grandi siti di stoccaggio naturale della CO2.
CO2, metano e protossido di azoto, un cocktail chimico mortale per la nostra atmosfera
L’altro è il “Greenhouse Gas Bulletin” dell’Organizzazione mondiale meteorologica delle Nazioni Unite, secondo cui i livelli atmosferici dei tre principali gas serra, diossido di carbonio (CO2), metano (CH4), protossido di azoto (N2O), hanno raggiunto nuovi livelli record di concentrazione nel 2023.
La CO2 atmosferica è cresciuta, principalmente a causa delle emissioni derivanti dall’utilizzo massiccio di combustibili fossili e dalla produzione di cemento. Circa la metà della CO2 emessa dall’attività umana rimane nell’atmosfera, mentre l’altra metà viene assorbita da terra e oceano, che agiscono come pozzi, sistemi in grado di assorbire i gas serra.
CO2 che si sta accumulando nell’atmosfera più velocemente di qualsiasi altro momento storico per l’uomo, aumentando di oltre il 10% in soli due decenni.
La concentrazione media globale di CO2 in superficie ha raggiunto 420 parti per milione (ppm), il metano 1.934 parti per miliardo e il protossido di azoto 336,9 parti per miliardo (ppb) nel 2023. Questi valori sono il 151%, il 265% e il 125% dei livelli preindustriali (prima del 1750).
La finanza verde salverà il mondo?
L’impegno ambientale, sociale e di governance (Esg) ha ricoperto un’importanza crescente a livello mondiale subito dopo la famosa COP21 di Parigi del 2015.
I fattori Esg fanno riferimento a un insieme di fattori di rilievo dal punto di vista della sostenibilità di lungo periodo delle diverse attività economiche. Il primo riguarda l’ambiente – tra cui i cambiamenti climatici, le emissioni di CO2 (biossido di carbonio), l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, gli sprechi e la deforestazione; il secondo gli aspetti di rilievo sociale – ad esempio i diritti umani, gli standard lavorativi e i rapporti con la comunità civile; il terzo è relativo alle pratiche di governo societarie – comprese le politiche di retribuzione dei manager, la composizione del consiglio di amministrazione, il rispetto da parte dei membri degli organi di governo societario di leggi e deontologia professionale.
Se da una parte, lato imprese, è in grande crescita il numero di soggetti che scelgono modelli di finanza che integrino criteri ESG all’interno del loro processo di sviluppo, dall’altra, lato investitori, è sempre più diffusa l’idea che propendere per tali modelli sia una scelta necessaria per un’efficace e vincente strategia di medio/lungo periodo.
Nasce così l’opportunità di emettere ed investire in strumenti finanziari i cui proventi siano destinati al finanziamento di progetti economicamente sostenibili, i cosiddetti Green, Social & Sustainable Bonds.
Secondo dati Statista, nel 2023 i green bonds hanno raggiunto un valore di circa 620 miliardi di dollari a livello globale, la metà quasi è stata emessa nella sola Europa, 310 miliardi di dollari nel 2023, molto meglio di quanto fatto nel 2022 (554,9 miliardi) e comunque meno del 2021 (634 miliardi di dollari).
Dal 2014 ad oggi sono stati emessi green bond per 2.800 miliardi di dollari complessivi.