A Baku si riuniscono da oggi al 22 novembre 196 Paesi per stabilire ambizioni e responsabilità in tema di clima, oltre a individuare e valutare le misure necessarie. Quale sarà il ruolo delle superpotenze mondiali? Come farà la Cina a proseguire nella doppia veste di campione della decarbonizzazione e di principale fonte di inquinamento globale? Nel frattempo abbiamo raggiunto un nuovo record di temperatura media globale. Lo scenario.
Tutti a Baku, ma per fare cosa?
Parte oggi a Baku, capitale dell’Azerbaijan, la 29a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP29). Un programma fitto di interventi e incontri che si protrarrà fino al 22 novembre prossimo. Tante le aspettative, poche le certezze, se non che i livelli di inquinamento atmosferico continuano ad aumentare, che la temperatura media del pianeta cresce a ritmi record (anche il 2024 conquista il triste titolo di anno più caldo degli ultimi 2 secoli perlomeno).
A Baku si riuniranno 196 Paesi per stabilire ambizioni e responsabilità in tema di clima, oltre a individuare e valutare le misure necessarie. La Cop29 si articolerà su due pilastri: rafforzare l’ambizione, assicurando che tutte le parti adottino piani nazionali ambiziosi e promuovano la trasparenza, anche tramite la finalizzazione del primo quadro di riferimento potenziato per la trasparenza; e favorire l’azione, riconoscendo il ruolo fondamentale dei finanziamenti per trasformare l’ambizione in azione.
Grandi assenti già annunciati, secondo fonti vicine alle Nazioni Unite, saranno la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il Presidente francese Emmanuel Macron e il Presidente russo Vladimir Putin.
E intanto sale la febbre del pianeta
Dai dati preliminari, infatti, sembrerebbe che già in questi primi nove mesi del 2024 abbiamo raggiunto un valore di temperatura media planetaria superiore a +1,5°C rispetto alla media del periodo preindustriale.
È quanto annunciato, in occasione degli stati generali della green economy in corso a Ecomondo, da Roberta Boscolo, Climate and Energy Lead della World Metereological Organization, anticipando i dati del report che sarà presentato a Baku.
L’ennesimo campanello di allarme, un segnale molto critico, ha sottolineato Boscolo, ricordando che “ad ogni innalzamento di frazione di grado conseguono cambi della frequenza di eventi estremi, dalla siccità alle alluvioni. Non siamo preparati a questo clima che sta cambiando, le nostre infrastrutture sono state pensate per un clima che non c’è più”.
Una situazione catastrofica o sulla buona strada per diventare tale. Le super potenze poi non aiutano, o lo fanno solo parzialmente, con un passo in avanti e poi due indietro subito dopo.
Cina campione di energia pulita
Gli Stati Uniti hanno lanciato diversi piani per la decarbonizzazione del Paese e una maggiore tutela ambientale, ma è inutile sottolineare che il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca non farà che peggiorare le cose, con il blocco delle iniziative prese dal suo predecessore e la sempre più probabile uscita degli Stati Uniti dagli accordi di Parigi del 2015 (COP21).
Non è tanto un’ipotesi, quanto una certezza, visti gli annunci in campagna elettorale.
La Cina invece continua a vestire i panni del Paese più inquinante al mondo e di quello che più di chiunque altro investe in energia pulite e in tecnologie dedicate alla decarbonizzazione.
Ha annunciato doppi obiettivi in termini di decarbonizzazione: raggiungere il picco delle emissioni prima del 2030 e la neutralità carbonica prima del 2060, mostrando notevoli progressi nell’aggiunta di capacità rinnovabile.
Nei giorni scorsi Pechino ha inoltre adottato una nuova legge per promuovere la neutralità carbonica nel quadro del suo obiettivo di arrivare a decarbonizzare l’economia entro il 2060, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa statale Xinhua.
Nel 2023, la Cina ha commissionato tanto solare fotovoltaico quanto il mondo intero ha fatto nel 2022, mentre anche le sue aggiunte eoliche sono cresciute del 66% su base annua. Negli ultimi cinque anni, la Cina ha anche aggiunto 11 GW di energia nucleare, di gran lunga la più grande di qualsiasi paese al mondo.
Nel 2022 ha prodotto più energia elettrica ‘pulita’ di qualsiasi altro Paese al mondo (2,6 milioni di GWh), quasi il triplo del volume degli Stati Uniti (oltre 980 mila GWh), che si sono piazzati subito dopo al secondo posto.
E di inquinamento
Il problema è che il grande Paese asiatico inquina tantissimo. Secondo il “CO2 emissions of all world countries, 2022 Report”, Cina, Stati Uniti, Ue, India, Russia e Giappone, sono le economie che emettono più CO2 al mondo.
Insieme, rappresentano il 49,2% della popolazione mondiale, il 62,4% del Pil globale, il 66,4% del consumo di combustibili fossili e il 67,8% delle emissioni globali di CO2 fossile. Tutti e sei hanno aumentato le emissioni di CO2 nel 2021 rispetto al 2020.
La Cina è di gran lunga il Paese che ne produce di più: il 33% del totale nel 2021. Da sola, supera la somma delle quattro economie che la seguono: Stati Uniti (12,5%), Unione Europea (7,3%), India (7%) e Russia (5%).