Emissioni CO2 in aumento, quest’anno cresceranno ancora fino a raggiungere 41,6 miliardi di tonnellate con l’aggiunta di quelle legate alla deforestazione (comunque in diminuzione negli ultimi 10 anni) e altre tipologie di consumo di suolo, secondo la nuova edizione del Global Carbon Projetc. La Cina è responsabile del 32% delle emissioni globali, gli USA del 13%, cresce il ruolo dell’India. Gli accordi firmati a Baku.
Global Carbon Projetc, quest’anno si attende nuovo aumento di emissioni di CO2
Entro la fine di quest’anno si attendono emissioni di diossido di carbonio (CO2) in crescita dello 0,8% sul 2023 a 37,4 miliardi di tonnellate, seguendo quanto indicato dalla nuova ricerca del Global Carbon Projetc, che ha illustrato i nuovi dati alla COP29 in corso a Baku, in Azerbaigian, dove ieri è intervenuta anche la nostra Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Secondo i ricercatori, infatti, “non c’è nessun segno” che il mondo stia davvero intraprendendo un reale cammino di decarbonizzazione e quindi di riduzione decisa delle emissioni inquinanti.
Considerando che le emissioni previste derivanti dallo sfruttamento intensivo del suolo (come la deforestazione) sono pari a 4,2 miliardi di tonnellate, si stima che le emissioni totali di CO2 ammonteranno a 41,6 miliardi di tonnellate alla fine di quest’anno, rispetto ai 40,6 miliardi di tonnellate raggiunge nel 2023.
Fortunatamente, lo sfruttamento del suolo sta rallentando ampiamente (-20%) e grazie a questo nuovo trend le emissioni complessive di CO2 sono invariate rispetto al dato degli ultimi 10 anni, anche perché sono andate aumentando quelle dovute all’impiego di combustibili fossili.
L’aumento delle emissioni nocive sta avendo e avrà sempre di più un impatto straordinario sull’equilibrio climatico terrestre e sulla composizione chimica della nostra atmosfera, andando a alimentare ulteriormente il fenomeno del surriscaldamento globale.
Servono tagli rapidi e profondi alle emissioni di CO2
“Il tempo per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi sta per scadere e i leader mondiali che si incontreranno alla COP29 devono apportare tagli rapidi e profondi alle emissioni di combustibili fossili, per darci la possibilità di rimanere ben al di sotto dei 2°C di riscaldamento rispetto ai livelli preindustriali”, ha spiegato in una nota il professor Pierre Friedlingstein del Global Systems Institute di Exeter, che ha guidato lo studio.
La professoressa Corinne Le Quéré, professoressa di ricerca della Royal Society presso la School of Environmental Sciences dell’UEA, ha affermato: “Nonostante un ulteriore aumento delle emissioni globali quest’anno, gli ultimi dati mostrano prove di un’azione diffusa per il clima, con la crescente penetrazione delle energie rinnovabili e delle auto elettriche, che sostituiscono i combustibili fossili, e la diminuzione delle emissioni da deforestazione negli ultimi decenni, la prima volta confermata con dati certi“.
Cosa e chi emette più CO2 al mondo?
A livello globale, si stima che le emissioni dai diversi combustibili fossili aumenteranno nel 2024: carbone (0,2%), petrolio (0,9%), gas (2,4%). Questi contribuiranno rispettivamente al 41%, 32% e 21% delle emissioni globali di CO2 nel 2024.
Il 32% delle emissioni globali di CO2 quest’anno saranno dovute alla Cina (+0,2% su base annua), il 13% agli Stati Uniti (-0,6%), l’8% all’India (+4,6%), il 7% all’Unione europea (-3,8%), il 38% al resto del mondo (+1,1%).
A livello di settore industriale ed economico, le emissioni inquinanti relative al trasporto aereo e marittimo su scala mondiale aumenteranno del 7,8%, rappresentando il 3% del totale globale).
Secondo lo studio, la CO2 in atmosfera raggiungerà il livello record di 422,5 parti per milione entro la fine dell’anno in corso, il 52% in più rispetto ai livelli preindustriali.
Accordo sulle emissioni inquinanti tra Stati Uniti e Cina
Secondo quanto riferito dal Dipartimento di Stato americano, sempre in occasione della COP29, Stati Uniti e Cina anno concordato di accelerare l’azione per tagliare le emissioni di metano e degli altri gas serra diversi dalla Co2 (idrofluorocarburi, biossido di azoto, ozono), che sono causa del 50% del cambiamento climatico, ma ricevono di gran lunga meno attenzione.
I due stati hanno annunciato il lancio della prima valutazione del biossido di azoto, che dimostri che le emissioni globali di CO2 possono essere ridotte del 40%. Infine, si sono impegnati a compiere nuovi sforzi per tracciare e ridurre gli impatti sul clima dell’ozono troposferico, il terzo maggior contributore al cambiamento climatico.
L’accordo sul mercato delle emissioni di CO2
È stato inoltre raggiunto martedì un primo accordo sul “mercato delle emissioni” fra gli stati e le imprese, un meccanismo simile all’Ets europeo, previsto dall’articolo 6 dell’Accordo di Parigi e finora mai attuato.
Lo ha annunciato in conferenza stampa il capo negoziatore della COP29, l’azero Yalchin Rafiyev: “Le parti hanno raggiunto un’intesa sugli standard per l’articolo 6.4 e per un meccanismo dinamico per aggiornarlo“, riferendosi allo scambio di diritti di emissione fra le imprese previsto al comma 4. Il comma 2 dell’articolo 6 riguarda invece gli scambi di diritti di emissione fra gli Stati.
“Questo è un passo decisivo per concludere i negoziati per l’articolo 6 – ha aggiunto Rafiyev – sarà uno strumento risolutivo per indirizzare risorse al mondo in via di sviluppo e per aiutarci a risparmiare fino a 250 miliardi di dollari all’anno mentre attuiamo i nostri piani climatici. Dopo anni di stallo, a Baku abbiamo cominciato a muoverci“.