Roma, 21/11/2024 Notizie e approfondimenti sui temi dell’Energia in Italia, in Europa e nel mondo.

COP28. Indagine sulla transizione energetica, effetti positivi conosciuti solo da un italiano su tre

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In un mondo a basse/zero emissioni di gas serra l’economia cresce e aumentano i posti di lavoro. Ma non tutti lo sanno e gli italiani, secondo uno studio presentato a Dubai dalla Fondazione Maire, non ritengono la transizione una priorità, anche se ammettono di non avere consapevolezza degli effetti positivi di questo cambiamento.

L’indagine mondiale sulla transizione energetica

Alla COP28 di Dubai presentato lo studio realizzato da Fondazione Maire che ha coinvolto dieci Paesi del mondo (Italia, UK, Turchia, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Cina, India, Algeria, Stati Uniti, Cile), sulla consapevolezza pubblica degli effetti positivi della transizione energetica.

La transizione energetica è il passaggio da un mix energetico centrato sui combustibili fossili a uno a basse/ zero emissioni di carbonio, basato sulle fonti rinnovabili.

Ad essa spesso è legata l’elettrificazione dei consumi, che rimpiazza l’energia elettrica generata da combustibili fossili con quella generata dalle rinnovabili, un altro vettore fondamentale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e per migliorare l’efficienza energetica.

Un vero e proprio cambio di paradigma: da una parte il ricorso a fonti pulite, dall’altra lo sviluppo di nuove tecnologie come lo storage e l’idrogeno, l’elettrificazione di alcuni settori e la digitalizzazione.

Il 37% degli italiani non è consapevole degli effetti positivi su economia e occupazione

Gli italiani non sembrano particolarmente attenti al processo di trasformazione che è già in corso, anche se il livello di conoscenza del tema energetico non è basso.

Il 97% riconosce la definizione, ne ha sentito parlare sui mezzi di informazione, e addirittura il 60% conosce l’argomento, anche se in maniera non approfondita.

Per il 41% degli italiani comunque non si tratta di una necessità reale, mentre per il 57% non è certamente una priorità, come anche per gli americani e i britannici.

Da noi, però, solo il 37% degli intervistati si sono detti consapevoli dell’impatto sociale ed economico positivo che la transizione avrà nel nostro Paese, sia in termini di crescita, sia di occupazione, contro il 53% dei cileni, il 55% dei sauditi e il 63% degli indiani.

Italia indietro e tra le nuvole

Siamo però pienamente coscienti che il Paese non fa abbastanza in termini di decarbonizzazione dell’economia e di altri settori chiave, accumulando un ritardo che cresce nei confronti delle altre nazioni.

Per portare a termine questa difficile, complessa e non scontata transizione, solo nei Paesi dell’Unione europea serviranno complessivamente investimenti per 2,5 trilioni di euro fino al 2050, secondo uno studio di Boston Consulting Group.

Se non ci sono le basi culturali, in che modo è possibile realizzare un grande cambiamento in maniera ordinata, rapida e soprattutto giusta?
Soprattutto, se non c’è consapevolezza dei fenomeni, chi ne guiderà l’evoluzione storica?

Giornalista

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