Ecco il nuovo rapporto realizzato dall’Agenzia internazionale per l’energia (AIE), dall’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA), dalle Nazioni Unite (UNSD), dalla Banca mondiale e dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), secondo cui, c’è ancora troppa umanità priva di un accesso dignitoso e sicuro all’energia. E questo significa che il mondo è ancora lontano dal raggiungere l’Obiettivo di sviluppo sostenibile (SDG) 7 per l’energia fissato per il 2030.
Il Report globale sulla privazione energetica
Tanto ci è facile accendere la luce in casa, quanto ormai non possiamo più immaginare cosa significhi privarsi ogni giorno di questa comodità. Eppure, al mondo ci sono uomini e donne, adulti e bambini, che non possono accedere in alcun modo all’energia elettrica.
Secondo l’edizione 2024 di “Tracking SDG 7: The Energy Progress Report”, di Irena, a fine 2022 c’erano 685 milioni di persone in povertà energetica totale.
Un dato più negativo del solito, in aumento di 10 milioni di individui, perché per la prima volta tornato a crescere dopo quasi quindici anni di proficua attività di contrasto alla povertà energetica.
L’80% di questa umanità priva di energia elettrica vive nei Paesi dell’Africa subsahariana (circa 570 milioni di persone).
Su scala mondiale, 2,1 miliardi di esseri umani impiegano risorse e tecnologie energetiche altamente inquinanti per cucinare e riscaldarsi, questo in molti Paesi subsahariani e asiatici.
La povertà energetica comporta elevati rischi sociali e sanitari
Se ragioniamo in termini di biomasse, i popoli che vivono in queste regioni impiegano fino a 40 ore settimanali per la raccolta di legna e arbusti per accendere fuochi (utili a riscaldare, cucinare e lavorare).
Il doppio risvolto negativo sta nel fatto che da un lato si depaupera costantemente e in profondità il patrimonio forestale e ambientale di cui si dispone e dall’altro, donne e bambini, principalmente, invece che lavorare e studiare impiegano gran parte del proprio tempo in attività di raccolta.
Come se non bastasse, tali attività compromettono anche la salute di uomini, donne e bambini che vivono in questi Paesi, perché usando risorse energetiche e tecnologie inquinanti mettono a repentaglio la loro stessa salute.
Secondo lo studio, le emissioni nocive uccidono qui più di 3,2 milioni di persone all’anno.
Rinnovabili, i Paesi ricchi hanno una capacità installata 3,7 volte superiore rispetto a quelli poveri
Niente fonti energetiche rinnovabili per i Paesi più poveri del mondo?
Non proprio, il problema è la velocità con cui avanzano in termini di penetrazione e impiego, anche a livello procapite.
In tutto il mondo la capacità di generazione di energia pulita installata a livello procapite ha raggiunto 424 watt nel 2022, che è un dato record secondo l’Irena.
Il problema sono sempre le disuguaglianze e le disparità tra Paesi e tra persone all’interno dello stesso Paese: i paesi sviluppati (a 1.073 watt pro capite) hanno una capacità installata 3,7 volte superiore rispetto ai paesi in via di sviluppo (a 293 watt pro capite).
Eppure, di sole e vento (che non dovrebbero appartenere a nessuno) ne hanno in abbondanza i Paesi più poveri
Non mancano neanche gli investimenti pubblici internazionali a sostegno di un migliore e più ampio accesso della popolazione all’energia pulita e sicura, che nel 2022 sono aumentati del 25% a 15,4 miliardi di dollari rispetto al 2021 (ma molto meno dei 28 miliardi di dollari del 2016 ad esempio).
Di questo passo, entro il 2030 avremo ancora 660 milioni di persone in povertà energetica e 1,8 miliardi che ancora utilizzeranno combustibili e tecnologie altamente inquinanti, continuando a morire per le emissioni nocive.
Situazione che ci allontana dagli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030
Tutti dati che ci allontanano seriamente e gravemente dagli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030 (in particolare l’SDG 7).
L’edizione 2024 di “Tracking SDG 7: The Energy Progress Report”, di Irena , è stata presentata ieri presso l’High-Level Political Forum (HLPF), l’evento annuale delle Nazioni unite per monitorare i progressi sull’Agenda 2030 e i suoi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile.