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Sardegna e aree idonee per le rinnovabili, il ddl. Italia Solare, “così si mette a repentaglio l’economia dell’isola”

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La giunta regionale annuncia l’approvazione del ddl aree idonee per l’installazione degli impianti solari ed eolici sull’isola, ma Italia Solare boccia il testo: “non individua le aree idonee” e “l’approccio, piuttosto che tecnico, si rivela prettamente giuridico e politico”. Un testo che se non modificato, a detta dell’associazione, potrebbe mettere a rischio economia e ambiente della Sardegna.

Il Ddl Aree idonee per le rinnovabili in Sardegna

La Regione Sardegna ha approvato il disegno di leggeDisposizioni per l’individuazione di aree e superfici idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili”, che sarà trasmesso al più presto al consiglio regionale per iniziare il suo iter.

La Sardegna è la prima Regione d’Italia a proporre una legge sulle aree idonee con circa 3 mesi di anticipo rispetto alla scadenza prevista dal Governo. Siamo orgogliosi di aver presentato un modello virtuoso di transizione ecologica basato sullo sviluppo sostenibile, sulla tutela dell’ambiente, sul rispetto del suolo, del paesaggio, dei territori e dei cittadini sardi”, si legge in una nota stampa firmata dalla Presidente della Regione, Alessandra Todde.

Con questa legge, non solo decliniamo i criteri che rendono un’area idonea o non idonea all’installazione di impianti rinnovabili, ma stanziamo un’importante dote economica a favore della Sardegna. Vogliamo che ogni famiglia e impresa sarda si possa produrre la propria energia. Infatti, da qui al 2030, investiamo circa 700 milioni di euro per le comunità energetiche, impianti fotovoltaici, accumuli di energia elettrica per autoconsumo, con incentivi – anche a fondo perduto – ha precisato Todde – destinati a cittadini, Comuni, imprese, privati ed enti regionali”.

Italia Solare boccia il testo

In merito dal disegno di legge approvato dalla giunta regionale sarda, arrivano le critiche di Italia Solare, secondo cui: “Questo DDL non individua le aree idonee, ma semplicemente reitera la moratoria e pertanto non è in alcun modo accettabile. L’approccio, piuttosto che tecnico, si rivela prettamente giuridico e politico, con il risultato che molte aree potenzialmente idonee vengono escluse senza giustificazioni coerenti. Il testo risponde alle polemiche dei sardi frutto di una ampia campagna di disinformazione, ma non pensa al loro futuro”.

Secondo Paolo Rocco Viscontini, Presidente di ITALIA SOLARE: “Nella relazione non compare nessuna spiegazione in merito ai criteri utilizzati per la definizione delle aree idonee e non si fa cenno alcuno ai calcoli effettuati per verificare il raggiungimento degli obiettivi definiti dal PNIEC”.

Gli spazi definiti idonei non sono molto diversi da quelli della moratoria, nella sostanza gli impianti a terra sembra possono essere fatti solo nelle aree industriali a seguito delle limitazioni introdotte per gli impianti agrivoltaici. Ma a causa dei limiti imposti dall’allegato G risulta molto difficile realizzare impianti a terra anche nelle aree industriali. “La cosa oltremodo sconcertante è che vengono bloccati anche tutti gli impianti già autorizzati o in fase di autorizzazione se non rientrano nei criteri definiti e va in senso contrario rispetto alle norme comunitarie”, ha aggiunto Viscontini.

Le rinnovabili potrebbero fare la fortuna della Sardegna, ma mancano le infrastrutture

Il provvedimento, stando all’associazione, se non modificato, rischia così di penalizzare fortemente la Sardegna da un punto di vista economico e ambientale, rallentando il passaggio alle rinnovabili e favorendo comunque i combustibili fossili, con nuove infrastrutture.

Quelle che invece mancano alle rinnovabili, di cui l’isola è ricca e potenzialmente lo potrebbe essere anche di più.

Grazie ad un capillare sistema di pale eoliche, l’isola arriverebbe infatti a produrre il 46% in più del proprio fabbisogno. Di questa over-produzione, però, soltanto una minima parte verrebbe poi esportata.

La fetta più grande, infatti, non troverebbe alcuno impiego. Nel vuoto, praticamente, finirebbero complessive quote di rete che raggiungerebbero i 600 Megawattora (MWh). “Le perdite annuali sono pari all’energia che sarebbe necessaria per illuminare circa 1500 stadi”, ha rimarcato Veronica Pitea, massimo vertice dell’Associazione consumatori e produttori energie rinnovabili (ACEPER).

Giornalista

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