Sfruttando le sue materie prime rinnovabili, come acqua, vento e sole, e agendo su elettrificazione dei consumi ed efficientamento energetico, l’Italia può triplicare gli attuali livelli di autonomia energetica. Lo studio.
Italia, un paradiso energetico
Il nostro Paese è il paradiso delle fonti energetiche rinnovabili, in termini di disponibilità di sole, vento e acqua (dai fiumi al mare). Lo ha riconosciuto anche la Premier Giorgia Meloni nel suo discorso di insediamento del nuovo esecutivo, riconoscendo che molto tempo è stato perso negli anni e che molto di più si può fare se si semplificano e si velocizzano gli iter burocratici per l’installazione di nuove capacità rinnovabile.
Un buon punto di partenza, soprattutto in chiave di autonomia energetica e di sicurezza degli approvvigionamenti. Se poi alle rinnovabili si affiancano un livello più elevato di efficienza energetica e si accelera sull’elettrificazione dei consumi, allora l’Italia potrà tornare ad essere competitività con le sue imprese e industrie, sia in Europa, sia a livello globale (soprattutto in alcuni settori che ancora ci vedono forti).
Alla ricerca dell’autonomia energetica, il Report
Secondo il Report “Verso l’autonomia energetica italiana: il ruolo del Centro Sud”, di A2A e The European House Ambrosetti, sfruttando le sue materie prime – acqua, vento, sole e rifiuti – e agendo su elettrificazione dei consumi ed efficientamento, l’Italia può raggiungere il 58,4% di autonomia energetica, quasi triplicando gli attuali livelli.
L’Italia è oggi quintultima in Europa per autonomia energetica (22,5% vs. 39,5% di media UE al 2019), ma è seconda per disponibilità di risorse rinnovabili sul proprio territorio.
Dall’attivazione di nuovi impianti a fonti rinnovabili nei nostri territori è infatti ottenibile una crescita considerevole di potenza installata e il Centro Sud potrebbe raggiungere vari primati, tra cui: il 60% della potenza solare addizionale (105,1 GW totali a livello Italia); il 95% delle opportunità di sviluppo dell’eolico (21,1 GW totali a livello Paese); il 23% della potenza idroelettrica addizionale (3,3 GW totali a livello nazionale); il 63% sul totale delle opportunità in Italia per il recupero energetico dei rifiuti e il 37% per la produzione di biometano.
Cos’è il pacchetto “Fit for 55” dell’Ue
Nel pacchetto di interventi “Fit for 55” o “Pronti per il 55%”, l’Unione punta a raggiungere più ambiziosi obiettivi in termini di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, di riduzione di emissioni inquinanti (appunto del 55% entro il 2030) e di efficienza energetica.
Il pacchetto nel dettaglio fissa gli obiettivi di transizione energetica al 2030 per l’Unione con una riduzione netta delle emissioni di gas serra ad almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990, insieme ad un 40% di fonti rinnovabili nel mix energetico e portando l’efficienza energetica al 36% per il consumo finale di energia e del 39% per il consumo di energia primaria.