Nell’ambito del question time svoltosi alla Camera, il Titolare dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha fatto il punto sulle misure adottate dal Governo e le iniziative in corso, a supporto dei settori manufatturieri “hard to abate”. Il Ministro è stato, infatti, interrogato circa l’attuazione della normativa europea riguardante la necessità, per gli Stati membri, di compensare i costi delle emissioni di gas a effetto serra trasferiti sui prezzi dell’energia elettrica.
Alleggerire i costi dell’energia per il settore manifatturiero
In che modo abbattere il costo dell’energia per favorire anche la transizione dell’industria energivora? Lo ha spiegato il Ministro Gilberto Pichetto Fratin durante il question time sul supporto al settore manifatturiero alla Camera. Più nel dettaglio, il tema centrale dell’interrogazione erano le iniziative a favore dei settori manifatturieri in relazione all’attuazione della normativa europea in materia di scambio di quote di emissioni di gas a effetto serra, al fine della riduzione del costo dell’energia e del raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione.
Il fondo hard to abate
“Le imprese energivore subiscono più delle altre la concorrenza internazionale” ha riferito il Titolare dell’Ambiente, circostanza che espone il Bel Paese alla progressiva delocalizzazione dei consumi. Per questo motivo il Governo sta mettendo in campo una serie di azioni per supportare il settore manifatturiero italiano ed abbattere i costi energetici. Il “fondo hard to abate”, contributo a fondo perduto per le industrie che portano avanti piani di decarbonizzazione, ne è un esempio. A riguardo, ha dichiarato Pichetto, “sono in corso le valutazioni sulla compatibilità del fondo, con la normativa europea e con le agevolazioni previste dagli altri Stati membri”.
Il Decreto energia
Tra le misure citate durante l’interrogazione c’è anche il Decreto energia, con cui è stato innalzato l’ammontare del Fondo per la transizione energetica nel settore industriale, da 150 a 300 milioni di euro annui a decorrere dal 2025.
Il Ministro ha poi aggiunto che a breve sarà adottato il decreto che definisce le condizionalità ‘green‘ per le imprese a forte consumo di energia elettrica. Lo scopo è garantire l’accesso alle misure di agevolazione in relazione ai contributi a copertura degli oneri generali afferenti al sistema elettrico.
L’Energy Release
I settori energivori in Italia, ha specificato Pichetto nel suo intervento a Montecitorio, “consumano circa 60 -70 terawattora l’anno”. L’energy release, ossia gli investimenti in autoproduzione di energia rinnovabile nei settori a forte consumo di energia elettrica, potrebbe fornirgli circa 20 TWh per i prossimi tre anni.
Il testo dell’interrogazione
Per evitare distorsioni della concorrenza, l’articolo 10-bis della direttiva 2003/87/CE, modificata dalla direttiva 2018/410 e dalla direttiva 959/2023, indica la necessità per gli Stati membri di compensare i costi delle emissioni di gas a effetto serra trasferiti sui prezzi dell’energia elettrica (cosiddetti costi indiretti Ets), cercando di utilizzare non più del 25 per cento dei proventi della vendita all’asta delle quote di anidride carbonica e di inviare relazioni alla Commissione europea in merito all’utilizzo dei proventi. Inoltre, la comunicazione C(2020) 6400 final della Commissione europea ha definito la lista di settori a rischio rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, a causa dei costi indiretti significativi sostenuti, e indica che: «L’aiuto risulta proporzionato ed esercita sulla concorrenza e sugli scambi un effetto negativo sufficientemente limitato se non supera il 75 per cento dei costi indiretti sostenuti per le emissioni».
A fini compensativi, in Italia il Fondo per la transizione energetica nel settore industriale, di cui all’articolo 23, comma 8, del decreto legislativo n. 47 del 2020, prevede 100 milioni di euro per il 2020, 140 milioni di euro annui per il 2021-2024 e 300 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2025.
L’incompatibilità con le soglie stabilite dall’UE
Tali valori risultano non compatibili con le soglie del 25 per cento e del 75 per cento previste a livello europeo e con quanto previsto da altri Stati, come la Germania e la Francia.
L’assenza di omogeneità delle politiche di compensazione risulta evidente e causa una distorsione della concorrenza sul mercato interno; inoltre, alcuni settori energy intensive, considerati esposti alla concorrenza internazionale e a rischio di carbon leakage sono stati esclusi dalla compensazione.
Il sottodimensionamento del Fondo italiano e l’esclusione di alcuni settori dalla compensazione si inserisce nel già pesante differenziale di competitività che si riscontra nel contesto energetico europeo, con il prezzo di mercato dell’energia elettrica in Italia del 30 per cento superiore a quanto registrato in Francia e Germania.