Quando sono cominciate a circolare idee di revisione del Green Deal, ha spiegato il direttore ASviS in un’intervista a Italpress, “tantissime imprese europee hanno firmato un manifesto in cui chiedevano di non tornare indietro, visto che avevano già investito tanto: chi investe sulla transizione guadagna competitività, produttività, profitti e occupazione”.
Il Green Deal per l’Ue. Giovannini: “una trasformazione del nostro modo di consumare e produrre”
Il Green Deal europeo, annunciato dalla Commissione europea nel 2019, rappresenta un piano ambizioso per rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Questa strategia non solo punta a ridurre le emissioni di gas serra, ma anche a trasformare radicalmente il tessuto industriale e sociale dell’Unione europea (Ue), stimolando investimenti in tecnologie sostenibili e promuovendo la competitività delle imprese europee nel contesto globale.
La transizione ecologica, ha spiegato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), già stato ministro del Lavoro nel governo Letta e delle Infrastrutture nel governo Draghi, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo piano dell’Agenzia Italpress, va identificata come “una trasformazione del nostro modo di consumare e produrre”.
“Questa trasformazione, che riguarda anche altri settori, avrà vincitori e vinti – ha proseguito il direttore dell’Alleanza – siamo tutti eccitati da intelligenza artificiale e transizione digitale, ma potremmo perdere posti di lavoro e aumentare disuguaglianze; dopo la transizione le grandi imprese che dominano il settore dell’informatica vinceranno, mentre quelle dell’energia perderanno”.
Per cambiare il Green Deal serve accordo nel Parlamento europeo
“L’Europa negli ultimi cinque anni ha fatto un salto enorme su questo – ha precisato Giovannini – ad esempio la direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità impone a grandi e medie imprese di passare in rassegna l’impatto ambientale e socioeconomico delle loro azioni. Manca ancora un bilancio federale, perchè gli Stati membri non vogliono cedere la sovranità”.
Per il capitolo Green Deal, Giovannini non ha dubbi: “E’ un insieme di regolamenti molto ampio, smontarlo non è facile perchè bisogna passare sia dai governi sia dal Parlamento europeo: ci possono essere tutti gli aggiustamenti del caso, ma rappresenta comunque un simbolo ideologico; ci sono spinte per rivedere alcune normative, ad esempio sull’automotive, ma serve un accordo in Parlamento”.
Il “no” dele imprese alla revisione del Green Deal
Quando sono cominciate a circolare idee di revisione del Green Deal, ha aggiunto il direttore ASviS, “tantissime imprese europee hanno firmato un manifesto in cui chiedevano di non tornare indietro, visto che avevano già investito tanto: chi investe sulla transizione guadagna competitività, produttività, profitti e occupazione”.
Investire nella sostenibilità è diventato non solo un imperativo etico, ma anche un’opportunità economica. Ad esempio, le imprese che abbracciano modelli di produzione ecologici possono beneficiare di un maggiore accesso ai mercati finanziari attraverso il crescente interesse per i green bond e altre forme di investimento sostenibile.
Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, il Green Deal europeo potrebbe generare investimenti privati per centinaia di miliardi di euro nei settori delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica e delle infrastrutture a basse emissioni. Si prevede che iniziative come il meccanismo per il Carbon Border Adjustment (CBAM) favoriranno una competizione più equa, garantendo che i prodotti importati rispettino standard ambientali comparabili a quelli europei.
In Italia: “adottare una Legge sul Clima, accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili”
In occasione della Giornata mondiale del suolo, sempre Giovannini, durante l’ASviS Live, organizzato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile presso il CEOForLIFE Clubhouse Montecitorio, ha dichiarato: “Per affrontare le crisi ambientali occorre attuare subito la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile, adottare una Legge sul Clima, accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili e gli interventi di adattamento alla crisi climatica. Le nuove normative europee rappresentano un’importante opportunità, ma la proposta di Legge di Bilancio non prevede risorse per la loro attuazione“.
Anche sul fronte delle emissioni climalteranti l’Italia non ha compiuto i progressi attesi e l’installazione di rinnovabili è stata frenata da provvedimenti che sono andati nella direzione opposta. “In Italia la temperatura cresce a un ritmo doppio rispetto alla media globale e gli ecosistemi, specialmente quelli terrestri, continuano a degradarsi, anche per via di una cementificazione che mette a rischio l’integrità dei territori”, ha sostenuto Giovannini.