L’ENEA e l’Istituto Italiano di Tecnologia – IIT hanno organizzato l’evento dal titolo “ReR – Robotica, AI e Rinnovabili”, dove si sono affrontati diversi temi al entro della transizione digitale ed energetica, come le prospettive sull’automazione industriale nella realizzazione, ispezione, manutenzione e gestione degli impianti di produzione delle energie rinnovabili e dell’idrogeno nei prossimi anni. Gli interventi di Giorgio Graditi, Direttore Generale ENEA, Giorgio Metta, Direttore Scientifico IIT, e Giorgio Tosi Beleffi, Responsabile del coordinamento delle attività istituzionali, MIMIT.
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AI, robotica, rinnovabili e idrogeno i quattro pillar della transizione energetica italiana
Le tecnologie digitali sono ampiamente utilizzate ed integrate nel settore energetico a livello mondiale. Tanto che intelligenza artificiale (AI), robotica, energie rinnovabili e idrogeno sono i quattro pilastri dell’attuale transizione energetica.
È da questi pilastri che l’Italia può attingere per veder crescere i livelli di competitività ed innovazione, così centrali per lo sviluppo economico e l’affermazione delle nostre imprese a livello internazionale.
L’automazione industriale svolge già oggi un ruolo crescente nella realizzazione, ispezione, manutenzione e gestione degli impianti di produzione delle energie rinnovabili, dell’idrogeno e delle infrastrutture energetiche.
Come spiegato all’evento dal titolo “ReR – Robotica, AI e Rinnovabili”, organizzato dall’’ENEA – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile e dall’Istituto Italiano di Tecnologia – IIT, tutte queste soluzioni tecnologiche avanzate possono essere applicate nel contesto di una generale digitalizzazione del sistema energetico, per affrontare in tempo ed al meglio, il problema della affidabilità del sistema energetico nazionale del prossimo futuro.
Siamo nel momento migliore per far partire la transizione energetica e accade oggi perché abbiamo gli strumenti tecnologici giusti, dall’AI alla robotica. Abbiamo le competenze e le conoscenze per compiere il salto, anche in Italia. I nostri centri di ricerca e le nostre industrie hanno un grande patrimonio di competenze da mettere in gioco.
L’Italia deve puntare su competitività, innovazione ed energia
Queste competenze devono essere messe al servizio della transizione energetica, perché solo in questo modo possono essere assicurate:
- la sicurezza delle forniture elettriche, abilitando regolari e standardizzate operazioni di ispezione, gestione e manutenzione di impianti anche in aree remote o in contesti operativi complessi come, ad esempio, può essere il caso di torri eoliche off-shore;
- la qualità delle installazioni, soprattutto nella loro fase realizzativa, aumentandone la tracciabilità costruttiva e l’affidabilità e quindi riducendo i periodi di interruzione forzata del servizio ed i costi delle operazioni di ispezione, manutenzione e di riparazione;
- la sicurezza dei lavoratori e degli addetti agli impianti, sostenendo l’utilizzo di macchine automatiche per la manutenzione di centrali in contesti pericolosi;
- la competitività delle nostre imprese soprattutto sui mercati esteri dove la capacità di offrire soluzioni ad alto tasso di automazione diventerà sempre più un elemento dirimente nella capacità di sostenere la concorrenza di altri paesi.
Graditi (ENEA): “Fondamentali cooperazione, capacità di pianificazione e timing”
“L’energia è un bene primario, sempre più interessato dalla trasformazione digitale”, ha dichiarato nell’intervento di apertura Giorgio Graditi, Direttore Generale dell’ENEA.
“AI, digitalizzazione, robotica e altro sono già presenti nelle nostre infrastrutture critiche, quelle che erogano servizi e beni primari. Parliamo di infrastrutture elettriche e dei trasporti, infrastrutture di telecomunicazioni e idriche, che non possono più prescindere dalle tecnologie digitali”, ha precisato Graditi.
“Se guardiamo agli impianti di generazione rinnovabili, pensiamo al fotovoltaico, pensiamo all’eolico e anche all’idroelettrico, pensiamo alle micro-reti, dove gli elementi della digitalizzazione sono centrali; pensiamo alle necessità delle tecnologie dell’accumulo energetico, oggi sempre più significative. In un’ottica di penetrazione più diffusa delle rinnovabili, c’è un sistema elettrico che vede un’integrazione di tante soluzioni – ha proseguito il direttore generale dell’ENEA – tra cui quelle per le smart city, dall’efficientamento degli edifici alle applicazioni della domotica. Quindi il mercato esiste e ha una domanda, dobbiamo conoscerla meglio e la dobbiamo intercettare”.
Il settore della robotica che guarda al campo delle applicazioni energetiche rappresenta un mercato stimato intorno ai 40 miliardi di dollari entro il 2030. Un valore significativo. Ma c’è anche la robotica che guarda alle energie rinnovabili, quindi parliamo di solare, eolico ed idroelettrico, ma possiamo includere anche l’idrogeno e i biocombustibili, che a sua volta rappresenta un mercato che entro il 2030 è atteso crescere del 10-20% all’anno.
Se poi guardiamo alle soluzioni di intelligenza artificiale applicata alle energie rinnovabili possiamo parlare di un mercato mondiale da 80 miliardi di dollari entro la fine del 2030.
“Oggi non c’è una soluzione unica ai temi della transizione energetica, della decarbonizzazione o del taglio delle emissioni inquinanti, piuttosto avanziamo grazie ad un approccio di neutralità tecnologica, un principio di integrazione tecnologica virtuosa – ha aggiunto Graditi – ma anche grazie ad un coordinamento di diverse soluzioni legato alla necessità di intercettare asset che sono prioritari, senza trascurare la presenza, lo sviluppo, l’attività di ricerca scientifica, magari in settori che hanno una proiezione temporale un po’ più avanzata”.
Per accelerare questo percorso e potenziare questa transizione, ha affermato Graditi, “serve cooperazione, serve sinergia, bisogna lavorare insieme e sviluppare partenariato pubblico privato. Molto importante la collaborazione con i ministeri, che sono gli attuatori delle misure che poi si traducono in opportunità di sviluppo industriale, di fertilizzazione territoriale, di nuova occupazione. Questo credo che sia un percorso da condividere, un percorso da costruire o perlomeno da rafforzare, ma serve però una tempistica. Io sono molto pragmatico. Ritengo che sia importante, una volta che si siano definite le strategie, costruire gli action plan per bullet, con azioni molto chiare, poche ma importanti, precise, con un timing”.
Metta (IIT): “AI e robotica fondamentali per monitoraggio e interventi sulle infrastrutture strategiche“
“Sviluppare macchine con la flessibilità che ci può consentire l’intelligenza artificiale, unendo la possibilità di mettere un pizzico di creatività dall’operatore umano, ci consentirebbe una produzione super variegata, su quantitativi anche grossi. Se diamo ad ogni oggetto che produciamo la possibilità di essere customizzato, immaginiamo cosa può significare per il design italiano e in termini produttivi”, ha affermato nel suo intervento Giorgio Metta, Direttore Scientifico dell’IIT.
Un lavoro, ha spiegato Metta, che possiamo fare con le macchine, “ma come se fosse un lavoro artigianale e questo secondo me potrebbe essere molto interessante proprio a livello di anche reshoring di produzioni in grande quantità. Una tecnologia che può aiutare anche in termini di costi se parliamo di robotica”.
Altro tema centrale nel discorso odierno della tecnologia avanzata applicata all’industria e al manifatturiero è l’impatto dell’automazione sul mondo del lavoro: “nella realtà dei fatti direi che, seguendo i nostri dati, da qui al 2040 noi per pensionamento e altri motivi perderemo 3,7 milioni di lavoratori, che vuol dire 15% di PIL, quindi qualche ragionamento dobbiamo farlo adesso, subito, se vogliamo affrontare il problema in tempo, sfruttando anche l’automazione”.
“Robotica e AI vivono assieme e rappresentano la combinazione della super flessibilità in termini di produzione industriale. Se questo lo combiniamo con la transizione energetica, un utilizzo di fonti di energia possibilmente a bassissimo impatto ambientale, dal punto di vista del carbonio, e l’Ai, allora possiamo incidere anche in termini di ottimizzazione dei consumi energetici”, ha aggiunto il direttore scientifico dell’IIT.
Per quel che riguarda le infrastrutture strategiche, ha continuato Meffi: “la robotica può essere un sistema molto efficace per effettuare monitoraggio e verifica, ma anche riparazioni o in generale interventi complessi. Robotica che può essere integrata all’AI per effettuare misure, trovare difetti e inizi di cedimenti strutturali, ma non solo, anche verificare il buon funzionamento e il buono stato delle infrastrutture. Il tutto senza dimenticare che spesso parliamo di infrastrutture mastodontiche o altissime, tra ponti, viadotti, ferrovie e tralicci, dove l’intervento umano si fa complicato e rischioso, quindi ben vengano le macchine”.
L’Italia è tra i Paesi al mondo più bravi a produrre macchine automatizzate e sistemi di automazione, potremmo in tal senso posizionarci come leader per sviluppare altri sistemi di questo tipo e venderli all’stero, dove la domanda è alta, come negli Stati Uniti. Non per niente, se poi andiamo a vedere il contributo anche in termini di ricerca nel campo della robotica, scopriamo che l’Italia è uno dei primi paesi al mondo.
“Grazie all’AI, al machine learning e a tanti algoritmi avanzati a nostra disposizione, immaginate cosa potremmo fare per migliorare e accelerare l’elettrolisi per produrre idrogeno a costi sempre più bassi, oppure per raggiungere livelli più alti di cattura e stoccaggio di CO2, oppure nella produzione di componenti chiave dell’elettronica che utilizzino un quantitativo sempre minore di terre rare o altre materie prime critiche”. Per fare un esempio, l’AI potrebbe un giorno suggerirci come costruire batterie con minimo impiego di tali materie prime, tra cui il litio, ma anche come costruire pannelli solari sfruttando altri elementi. Tutti fattori centrali per il prosieguo della transizione energetica e soprattutto per un suo rapido completamento.
Tosi Beleffi (Mimit): “L’Europa deve diventare una piattaforma comune tecnologica autonoma”
Poi è stata la volta delle istituzioni, con il punto di vista di Giorgio Tosi Beleffi, Responsabile del coordinamento delle attività istituzionali, MIMIT.
“Abbiamo visto quanto e in che modo sia possibile coniugare innovazione tecnologica, efficienza energetica e infrastrutture critiche. Gli elementi richiamati oggi fanno parte del ministero delle Imprese e del made in Italy e delle sue competenze. Partiamo dall’Europa. La nuova Commissione tra poco sarà operativa e ci aspetta una legislazione piena di sfide, perché dobbiamo accelerare la transizione digitale, processo che ci ha caricato sulle spalle un grande peso. La nostra capacità di resilienza ci ha permesso di rispondere rapidamente in Italia. Le reti di nuova generazione si stanno diffondendo con i servizi a valore aggiunto. Su questo hummus digitale stanno arrivando tecnologie avanzate come AI, quantum, l’IoT, il cloud, la blokchain, che accelerano i processi di trasformazione e innovazione in corso. L’AI ad esempio sta rivoluzionando i processi di automazione aziendali”, ha detto Tosi Beleffi.
“Il Rapporto Letta e le indicazioni di policy del Rapporto Draghi vanno nella direzione di una maggiore armonizzazione a livello europeo di tutta una serie di questioni chiave e ci vorrà del tempo visti gli obiettivi e il processo di ricezione di ogni Paese. L’Europa deve diventare una piattaforma comune tecnologica autonoma, ma al momento dipendiamo dai canali di approvvigionamento esterni. Tante cose ce le possiamo fare in casa, anche bene visti i numeri, ma non tutto. Questi sono temi che abbiamo affrontato al G7 Industria e Tecnologia a Verona, che non si faceva da anni. L’Italia è un Paese in corsa, bello tecnologicamente e attrattivo – ha proseguito Tosi Beleffi – e i numeri per la microelettronica ci dicono che al 31 dicembre 2024 riusciremo ad attrarre più di 10 miliardi di euro di investimenti esteri”.
“A questo si somma l’export, grazie ai prodotti tecnologici italiani, siamo il quinto esportatore al mondo con 653 miliardi di merci scambiate, e stiamo per raggiungere il Giappone al quarto posto. Il made in Italy spinge sempre di più, quindi, nonostante il contesto internazionale non semplice. Lavoriamo alla transizione 5.0 con 6 miliardi alle imprese. Il collegato alla nuova finanziaria sui nomadi digitali, può apportare un valore aggiunto al problema delle competenze e del ricambio dell’occupazione. C’è poi il libro verde sul made in Italy 2030 – ha infine affermato il responsabile del ministero – posto in consultazione e che dovrebbe terminare entro la fine dell’’anno e che porterà all’inizio 2025 al libro bianco della politica industriale italiana, focalizzata sui prossimi cinque anni con orizzonte al 2050. Qui saranno individuati i settori critici della nostra economia su cui investire e obiettivi concreti su cui agire. che andranno monitorati costantemente, fino alle presentazioni dei risultati, anche agli investitori esteri”.