Illustrata a Roma la quinta edizione del Rapporto nazionale sull’economia circolare. Tra le prime cinque economie dell’UE, l’Italia rimane il Paese più circolare d’Europa, ma perdendo posizioni. Dal PNRR investimenti per 1,5 miliardi di euro. Pichetto Fratin: “La nostra filiera dell’economia circolare ha creato un nuovo mercato, con esperienze, professionalità e conoscenze che possono dettare il percorso”.
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Rapporto nazionale sull’economia circolare. Per il nostro ministro dell’Ambiente “Italia startup d’Europa in tema rifiuti”
Il tasso di circolarità nell’economia mondiale sta diminuendo: in cinque anni siamo passati dal 9,1% al 7,2%. In Italia, invece, il tasso di utilizzo circolare dei materiali in Italia è al 18,4%, resta più alto della media UE (11,7%) nel 2021 (ultimo dato disponibile), ma eravamo al 20,6% nel 2020 e al 19,5% nel 2019.
Sono i dati contenuti nel Rapporto nazionale sull’economia circolare, giunto alla sua quinta edizione e realizzato e illustrato oggi a Roma da Circular Economy Network, in collaborazione con ENEA e con il patrocinio della Commissione Europea, del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Nel suo intervento, il Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha esordito affermando che “l’Italia è la startup dell’Europa in tema riciclo, la nostra filiera dell’economia circolare ha creato un nuovo mercato, con esperienze, professionalità e conoscenze che possono dettare il percorso”.
Sottolineando gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza o PNRR, che ammontano a circa un miliardo e mezzo di euro, destinati alla realizzazione di impianti per la gestione dei rifiuti e 600 milioni per i “progetti faro”, il ministro ha parlato degli obiettivi di riforma della Strategia nazionale sull’Economia circolare, con “una valutazione che investirà la riforma fiscale, perché si incrocia con la rivisitazione delle tassazione ambientale e l’abbassamento dei sussidi ambientalmente dannosi”.
“La programmazione nazionale per la gestione dei rifiuti – ha spiegato ancora Pichetto – ci consentirà di uniformare il Paese sulla gestione dei rifiuti: oggi abbiamo tassi di differenziata eccellenti e già in casa una catena delle esperienze che hanno costruito i grandi consorzi nazionali, con ‘best practice’ da insegnare a tutti, peraltro in un contesto di scarsità delle materie prime”.
Ronchi: “La circolarità è una risposta concreta alla crisi”
“Occorre accelerare, anche per combattere l’inflazione: se il costo delle materie prime e delle risorse aumenta, la circolarità è una risposta concreta alla crisi. Per questo è fondamentale dotarci di tutti gli strumenti utili per sviluppare pienamente l’economia circolare”, ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente del Circular Economy Network (CEN).
“In particolare, chiediamo di rispettare il cronoprogramma di attuazione della Strategia nazionale per l’economia circolare, recepire tempestivamente le misure europee, rafforzare il sostegno alle imprese, prevedere misure di fiscalità ecologica nella legge delega. È necessario inoltre sviluppare l’economia circolare delle materie prime critiche, garantire la realizzazione degli impianti previsti dal PNRR, accelerare i tempi di realizzazione degli impianti di riciclo e dei ‘progetti faro’ già finanziati, per colmare il gap tra Centro-Sud e Nord e garantire un’adeguata dotazione impiantistica”, ha aggiunto Ronchi.
Sui rifiuti, ha precisato il Presidente di Fondazione per lo sviluppo sostenibile, “è essenziale dare piena attuazione al Programma nazionale di gestione dei rifiuti, aggiornare entro fine anno i Piani regionali per raggiungere gli obiettivi di riciclo e riduzione dello smaltimento in discarica previsti dalle direttive UE, accelerare e semplificare le normative sull’End of Waste, sviluppare la simbiosi industriale, nonché adottare il programma nazionale di prevenzione dei rifiuti”.
Morabito (Enea): “Materie prime critiche fondamentali per le filiere hi-tech più legate alla transizione energetica”
“L’Italia importa oltre il 99% delle materie prime critiche, mostrando una dipendenza dall’estero ancora più drammatica di quella europea”, ha detto Roberto Morabito, Direttore del Dipartimento ENEA di Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali.
“Le materie prime critiche sono fondamentali per le filiere hi-tech più legate alla transizione energetica, circolare, digitale e alla qualità della vita in generale. A seguito delle emergenze degli ultimi anni, la richiesta di materie prime a livello globale si è bruscamente impennata, così come il loro prezzo, determinando un aumento del rischio di approvvigionamento con conseguente impatto negativo sulla competitività delle nostre filiere produttive, che rappresentano oltre il 30% del PIL nazionale”, ha aggiunto Morabito.
Secondo il Direttore ENEA, “Per un Paese come l’Italia, decisamente più povero di materie prime rispetto ai principali competitor, è ineludibile puntare sulla circolarità, dall’eco-design dei prodotti al recupero e riciclo, sfruttando le nostre miniere urbane, che sono la fonte potenziale di materie prime critiche più prontamente accessibile”.
Italia in testa nell’UE per riciclo rifiuti urbani e speciali
Tornando ai dati, in termini di produttività delle risorse, Italia e Francia sono davanti alle altre principali economie europee, con 3,2 euro generati per ogni kg di materiale consumato e anche nella percentuale di riciclo sul totale dei rifiuti prodotti, speciali e urbani, siamo in testa con il 72%.
Nella classifica complessiva della circolarità delle cinque principali economie dell’Unione europea (Italia, Germania, Francia, Spagna e Polonia), restiamo dunque leader, ma nella tendenza degli ultimi cinque anni perdiamo posizioni: la Spagna ci segue a ruota e sta tenendo un ritmo di cambiamento più veloce dell’Italia.
L’economia globale brucia oltre cento miliardi di tonnellate di materiali l‘anno. Accelerare la transizione all’economia circolare, contribuirebbe a migliorare le condizioni del Pianeta, perché l’estrazione di materiale vergine potrebbe diminuire di oltre un terzo (-34%) e le emissioni di gas serra potrebbero essere ridotte contenendo l’aumento della temperatura globale entro i 2°C, salvaguardando insostituibili ecosistemi fondamentali per la vita del nostro Pianeta.