Roma, 01/11/2024 Notizie e approfondimenti sui temi dell’Energia in Italia, in Europa e nel mondo.

Data center in Italia. 15 miliardi di euro di investimenti, ma servono le rinnovabili per renderli sostenibili

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Il nostro Paese in corsa per diventare un mercato maturo per le nuove infrastrutture cloud e data center. Crescono gli impianti e anche la domanda di energia che avrà bisogno di un maggiore apporto di energia pulita per rispettare gli impegni di decarbonizzazione al 2030. Milano e Lombardia in testa, ma anche Roma di candida a secondo polo italiano.

Data center, opportunità per l’Italia di nuovi investimenti e posti di lavoro

Nel 2023 lo scenario Data Center italiano ha vissuto un momento di accelerazione senza precedenti, secondo l’Osservatorio Data Center promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano: 23 organizzazioni (di cui 8 società nuove entranti sul mercato italiano) hanno annunciato l’apertura di 83 nuove infrastrutture nel periodo 2023-2025, la cui messa in produzione potrà portare sul territorio, potenzialmente, fino a 15 miliardi di euro di investimento complessivo.

Un dato importante per il nostro Paese, che in Europa è stato tra gli ultimi grandi Paesi ad aumentare gli investimenti in infrastrutture IT.

Secondo l’Ida, associazione italiana di costruttori e operatori di data center, gli investimenti diretti in infrastrutture digitali (quindi cloud e data center) fino al 2028 sono stimati in 10,5 miliardi di euro, soprattutto il Nord Italia e nello specifico la Lombardia, con un impatto finanziario complessivo che potrebbe superare i 15 miliardi di euro.

In Italia, compravendita o affitto di infrastrutture abilitanti per il posizionamento di server hanno raggiunto, nel 2023, i 654 milioni di euro di valore (+10% rispetto al 2022). Ma entro il 2025 potrebbe raddoppiare.

Oltre Milano, un posto di rilievo inizia ad assumerlo anche l’area di Roma che potrà candidarsi, seppur con numeriche molto inferiori, al ruolo di secondo polo del Paese. Risultano invece attualmente meno diffuse le infrastrutture in altre aree della penisola.

Anche nel nostro Paese c’è fame di dati, che servono in particolare oggi per lo sviluppo di sempre nuove soluzioni di intelligenza artificiale (AI), specialmente quella generativa.

Nuove opportunità e nuovi posti di lavoro

Ma non solo, l’Italia potrebbe offrirsi come nuovo mercato alternativo a quelli già celebri e ormai giunti a saturazione di Francoforte, Londra, Amsterdam e Parigi. Non a caso Milano è in pole position, per la sua posizione strategica, la presenza di una rete di telecomunicazioni e internet (Milano è approdo del cavo Sparkle che collega Genova a Mumbai) sviluppata e per la prossimità a fonti energetiche pulite come l’idroelettrico.

Sempre secondo dati Ida, tale mercato in crescita potrebbe anche favorire una crescita dell’occupazione, con circa 100 mila nuovi posti di lavoro entro il 2028, ha dichiarato il Presidente dell’Associazione, Sherif Rizkalla.

Tre le sfide da affrontare secondo Rizkalla, bisogna sviluppare uno scenario normativo più chiaro orientato a supportare gli investimenti, bisogna garantire approvvigionamenti energetici adeguati e servono più competenze e quindi più formazione di qualità.

La sfida energetica e il ricorso alle rinnovabili

Le nuove aperture hanno portato a una crescita della potenza energetica nominale attiva sul territorio nazionale di 80 MW, portando la potenza totale dei Data Center italiani a 430 MW (+23% rispetto al 2022), secondo stime dell’Osservatorio del Politecnico.

Dal punto di vista dimensionale, la maggior parte dei Data Center italiani è oggi di media (2-10MW) e piccola potenza (<2MW), mentre meno diffusi sono gli edifici con alta potenza (>10MW), più complessi dal punto di vista costruttivo e vincolati alla presenza di punti di collegamento all’alta tensione.

La ricerca prevede però una maggiore concentrazione di aperture nel cluster dell’alta potenza nei prossimi anni.

Ad oggi, comunque, tutti i principali player del settore hanno iniziato a potenziare l’alimentazione energetica delle proprie infrastrutture a partire dalle fonti rinnovabili, anche per gli obiettivi imposti dall’Europa, di arrivare al net-zero entro il 2030.

Data center sempre più energivori

Complessivamente, i ricercatori IDC si attendono un livello di consumi pari a 857 TWh entro il 2028, più del doppio di quelli attuali (basti pensare che il consumo energetico nazionale annuo della Gran Bretagna è stato nel 2023 pari a 266 TWh).

In termini di contratti energetici (power purchase agreement), grandi aziende come Amazon, Google e Microsoft, si sono aggiudicate le maggiori forniture di energia pulita per i propri data center, rispettivamente 6,6GW, 3,1GW e 2,2GW, secondo stime Re-Source.

Tutte e tre hanno in Italia contratti dello stesso tempo con diversi fornitori di energia pulita.

In Italia abbiamo già il Gruppo Aruba, che alimenta i suoi data center di energia pulita, in particolare l’idroelettrico e il fotovoltaico.

In trentino Alto Adige si sta costruendo il data center Intacture nella miniera di Predaia, che sfrutterà l’aria fredda per raffreddare le macchine e energia generata da altre fonti rinnovabili.

Giornalista

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