Per quanto riguarda le materie prime critiche, necessarie per sviluppare le rinnovabili, Pichetto ha insistito sulla possibilità di rilanciare il settore del riciclo dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, che può diventare una miniera urbana.
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Tecnologie innovative e sicurezza della rete energetica
Il profondo legame tra transizione energetica, sostenibilità e sviluppo delle tecnologie digitali. È stato questo uno dei temi al centro dell’intervento del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, nel corso di ComoLake2023 a Cernobbio.
Il Ministro si è soffermato sulla sfida delle nuove tecnologie, della modernizzazione e della creazione di un nuovo assetto del sistema energetico fondato sulla generazione distribuita, che si sostituirà all’attuale modello di generazione localizzata. “Le tecnologia innovative sono la chiave per garantire la sicurezza della nostra rete energetica”, ha detto Pichetto.
Il Ministro ha sottolineato la necessità per l’Italia di concentrare gli sforzi su ricerca e innovazione. “Dobbiamo stare attenti e dobbiamo essere in prima fila”, ha detto il Ministro. E’ questa la strada per non subire nuove forme di dipendenza energetica. Per quanto riguarda le materie prime critiche, necessarie per sviluppare le rinnovabili, Pichetto ha insistito sulla possibilità di rilanciare il settore del riciclo dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, che può diventare una miniera urbana.
Infine, il Ministro è tornato sulla centralità nel Mediterraneo che può avere l’Italia, “dove abbiamo una posizione di centralità, anche per il transito energetico”.
“Abbiamo una transizione energetica ed ecologica che va parallela a quella digitale. L’Italia è un Paese che ha creato le proprie condizioni di ricchezza sulla creatività e la genialità. Siamo un Paese trasformatore, perchè senza materie prime critiche. L’intelligenza artificiale è il fronte tecnologico che si stima potrebbe permetterci una riduzione delle emissioni del 5-10%. L’energia diffusa è un concetto rivoluzionario, che cambia lo scenario energetico nazionale”, ha spiegato il ministro.
“Oggi abbiamo 1,5 milioni di produttori autonomi di energia. L’IA serve a gestire il reticolo di 700 mila produttori. Bisogna avere sotto controllo il quadro complessivo. Noi corriamo verso l’elettrificazione. Il veicolo elettrico sarà dominante, ma contemporaneamente si avranno anche altre tecnologie in campo. La transizione energetica nell’automotive comporta affrontare il problema delle forniture di tecnologie e materie prime estere. Siamo il Paese di Enrico Fermi, un Paese di innovazione. Dobbiamo sfruttare questa caratteristica anche per affrontare le grandi sfide del futuro, tra qui quelle dell’energia”, ha proseguito Pichetto.
Città come giacimenti di materie prime, rilanciare l’economia circolare
“Dobbiamo utilizzare gli strumenti più innovativi per fare delle nostre città dei giacimenti di minerali rari, tramite l’economia circolare. Il PNRR è la strada da seguire. Siamo dipendenti dai fossili e il percorso verso il 2050 è la neutralità climatica e già nel 2030 c’è uno step importante. I due terzi dell’energia che generiamo deriva ancora dai fossili. L’eolico offshore ad esempio è un piano di lungo termine. Questo significa trovare sempre un punto di equilibrio tra necessità impellenti e possibilità future, senza dimenticare l’equilibrio dei territori, sia sociale, sia economico. Sul fronte del gas si sta implementando il corridoio adriatico. Un’infrastruttura che domani potrebbe trasportare idrogeno pulito. Il piano Mattei è anche questo, un impegno dell’Italia nella centralità mediterranea, non solo a livello energetico, ma anche per creare un grande sistema in cui noi siam leader, perché al centro delle reti energetiche tra Nord e Sud dell’Europa. Non basta fare solo delle buone valutazioni, ma saper agire, essere pratici”, ha sottolineato il ministro.
Tutta colpa della burocrazia?
Un intervento quello del ministro che da un lato ha sottolineato la centralità dell’economia circolare per ricavare materie prime da riutilizzare nel ciclo industriale e dall’altro però è mancato probabilmente della giusta attenzione al percorso di decarbonizzazione.
Le rinnovabili dovrebbero essere al centro dell’azione del Governo e a tratti, invece, sembra un argomento marginale (e ormai molte aziende hanno già investito in maniera consistente in queste tecnologie). L’unione europea ha scelto degli obiettivi ambientali e climatici molto ambiziosi, non c’è dubbio, ma il rischio ora è arrivare tra gli ultimi al traguardo.
Si da la colpa alla burocrazia, che sicuramente va semplificata, pur mantenendo saldi i cordoni della protezione ambientale. Sostenibilità è ormai sinonimo di innovazione, una leva insostituibile per la competitività, la crescita e la stabilità economica.