Solo il 13% degli Italiani conosce bene il concetto di Cer, eppure cinque persone su sei ne hanno sentito parlare ed il 60% pensa che possano rappresentare uno strumento risolutivo per uscire dalla crisi energetica. Il report di Fondazione Symbola, realizzato con Ipsos e Gruppo Tea, evidenzia come la maggioranza dei cittadini le associ al risparmio e alla garanzia di indipendenza, nonché alla sicurezza, energetica sul territorio, ma i rallentamenti burocratici e la mancanza di regole attuative in Italia abbiano pesantemente ridimensionato le aspettative.
Comunità Energetiche in Europa
Attualmente sono attive in Europa circa 7000 comunità energetiche, per un totale di 2 milioni di abitanti coinvolti. Secondo le stime, entro il 2050 il fenomeno potrebbe arrivare ad interessare 264 milioni di cittadini europei, generando il 45% del fabbisogno di energia elettrica del continente.
Il dato in Italia non è ancora chiaro, così come l’informazione relativa alle modalità e ai tempi di realizzazione, ma dai motori di ricerca alla voce “Comunità energetiche” escono 3.100.000 risultati. I cittadini hanno dimostrato di recepire velocemente la novità, introducendo anche solo in via sperimentale piccole comunità energetiche, esperienze pionieristiche che hanno gettato le basi del cambiamento con impianti fino a 200 KW. Più lente invece le Istituzioni, che per emanare delibere e introdurre il decreto di attuazione della Direttiva Europea del 2021, dunque la possibilità di elevare la potenza a 1MW, stanno impiegando fin troppo tempo.
La mancanza delle regole attuative e i ritardi tecnici, che trovano scarse spiegazioni in piena crisi energetica, rischiano di rallentare una soluzione concreta per contrastare il caro bollette, l’emergenza climatica e la povertà energetica.
L’Italia e le aspettative (deluse) di cittadini e imprese
Sono state oltre 100 le realtà associative firmatarie dell’appello rivolto al Governo, affinchè non si perdesse più tempo. Da una ricerca condotta da Fondazione Symbola per comprendere il livello di conoscenza e diffusione delle comunità energetiche in Italia, risulta che siano proprio gli impedimenti burocratici a smorzare l’entusiasmo dei cittadini e delle imprese, perché rendendo impossibile l’avvio delle nuove comunità minano la fiducia nei confronti delle Autorità.
Un’indagine di Legambiente ha rivelato che su 100 comunità energetiche mappate fino a giugno 2022, appena 16 hanno completato l’iter di attivazione presso il GSE, e di queste solo 3 hanno ricevuto i primi incentivi statali.
A confermare il malcontento generale è proprio il report “le comunità energetiche contro la crisi” stilato dalla Fondazione in collaborazione con Ipsos e Gruppo Tea, che evidenzia i buoni livelli di conoscenza delle Cer e le aspettative riposte in esse.
Cinque persone su sei ne hanno sentito parlare
Quattro i target individuati nello studio: società civile, cittadini, imprese e mondo ecclesiale. Riguardo alla conoscenza delle Cer in Italia, i dati dimostrano che il 75% delle imprese e l’85% della popolazione ne hanno sentito parlare. Tuttavia, è solo il 13% dei cittadini a conoscere bene il concetto di CER, il 32% delle imprese, e ben il 47% dei referenti diocesani.
Partecipare a una Cer significa, per gran parte degli italiani e delle imprese, ottenere vantaggi economici, risparmiare assicurandosi l’indipendenza sul piano energetico. Se pur marginali, non mancano le aspettative positive in termini di impatto sulla società e sull’ambiente, quali l’adozione di un modello più sostenibile, la lotta alla povertà energetica e il rafforzamento dei legami di comunità.
Tra le imprese, le principali opportunità individuate oltre ai vantaggi sulla bolletta energetica (62%), ci sono il ritorno in termini di immagine (25%) e la possibilità di rendere più solido il legame con la comunità locale e il territorio (20%).
Nel concreto, la propensione a partecipare ad una CER raggiunge quasi il 60% tra i cittadini e il 56% tra le imprese, ma sono soprattutto queste ultime a vedere le CER come uno strumento attuabile in tempi brevi (il 41% pensa che si affermeranno nei prossimi 5 anni). L’85% dei referenti diocesani ritiene che le CER possano incidere positivamente in termini di aumento dell’energia rinnovabile prodotta in Italia