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Rinvio dell’Ue allo stop alle auto a benzina e diesel dal 2035: colpa dell’Italia?

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Uno dei portavoce della presidenza svedese dell’Ue ha comunicato che il Coreper, il comitato dei rappresentanti permanenti dei 27 Stati membri, ha rinviato il voto per discutere degli obiettivi di emissione per i mezzi e del Regolamento europeo che vieta la produzione e la vendita di auto e van con motori termici dal 2035. Colpa del blocco italiano, e non solo??

Il no al Regolamento e il rinvio del voto

Si sarebbero dovute trovare delle decisioni comuni già la settimana scorsa in merito al Regolamento europeo che prevede l’eliminazione dei motori termici dal 2035, se non fosse successo che alcuni Stati membri si sono manifestati contrari alla questione, premettendo che, o avrebbero votato a sfavore, come Italia e Polonia, o si sarebbero astenuti, come la Bulgaria

La Germania invece, ha chiesto una deroga per i motori alimentati da carburanti sintetici e biologici. Il punto è stato dunque cancellato dall’ordine del giorno del Consiglio del 7 marzo, nei quali gli Stati dovevano essere chiamati all’approvazione finale sull’argomento, ma questo non accadrà. 

Il voto è stato rimandato a data da destinarsi, come fa sapere la presidenza svedese, che precisa che “si ritornerà sulla questione a tempo debito”, perché non si può raggiungere la maggioranza qualificata senza il consenso di questi quattro Paesi.

L’Italia “festeggia”

Adesso tutto il centrodestra festeggia, e il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, scrive su Twitter: “L’Italia ha svegliato l’Europa e la decisione del rinvio su stop ad auto a benzina e diesel è un segnale importante. Mi auguro che ora ci sia una riflessione comune per una competitività sostenibile anche nel settore automotive”.

In un comunicato pubblicato dal Mase invece, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, spiega che il Paese ha una posizione molto chiara sul fatto che l’elettrica non possa essere l’unica soluzione del futuro, e che bisogna puntare sui carburanti rinnovabili per raggiungere importanti risultati ambientali. 

Punti chiave che vengono anche ripresi dalla premier Meloni, per la quale bisogna puntare sì alle zero emissioni di CO2 nel minor tempo possibile, ma su questo deve essere lasciata la libertà agli Stati di percorrere la strada che reputano essere più efficace e sostenibile, tenendo conto delle proprie realtà e non chiudendo a priori il percorso verso altre tecnologie pulite

Per quanto però possa essere rispettata la fermezza e l’alleanza dell’esecutivo, questa stessa unione rischia di ritardare un percorso, quello verso la decarbonizzazione, che è già in ritardo da anni, e mette l’Europa non soltanto in crisi, ma anche in una posizione di svantaggio rispetto ad altri leader mondiali. 

Più si ritarda su temi importanti come questi che potrebbero fare la differenza per il raggiungimento delle emissioni nette zero entro il 2050 e per un futuro più sostenibile, più i 27 membri Ue rischiano di aumentare il divario che li distacca da giganti, come la Cina, che stanno sempre più crescendo nel settore delle rinnovabili

C’è dunque poco da festeggiare, almeno fino a quando non si soddisferanno gli obiettivi fissati. 

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