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PA, grazie agli acquisti green possibile ridurre le emissioni di CO2 anche del 40%

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Gli attuali modelli di public procurement non mettono l’Europa sulla buona strada per la decarbonizzazione e gli obiettivi di neutralità climatica fissati per la metà del secolo. Serve la componente green e un maggiore coordinamento tra Stati. Lo studio svedese e le best practice nell’UE.

Se lo Stato acquista prodotti e servizi a basso impatto ambientale

La Commissione europea ha individuato da tempo la pratica degli acquisti sostenibili da parte delle amministrazioni pubbliche (Green public procurement, o Gpp) come un modello da seguire per tutti gli stati membri dell’Unione per accelerare i propri percorsi di decarbonizzazione.

Secondo un nuovo Rapporto dello Stockholm Environment Institute, il Gpp può rivelarsi uno strumento utilissimo per la transizione energetica ed ecologica, perché può contribuire a stimolare una massa critica di nuovi beni e servizi a basso impatto ambientale, che difficilmente riusciremmo a trovare sul mercato in queste quantità.

Ad esempio, grazie al Gpp si potrebbe contenere l’impatto ambientale di settori industriali particolarmente inquinanti, come quello dell’edilizia e del trasporto su strada, che nel mondo sono responsabili del 12% delle emissioni di gas serra, attraverso la scelta di appalti ad elevato grado di sostenibilità ambientale.

Basti pensare che gli acquisti delle amministrazione pubbliche centrali da soli valgono il 15% del PIL dell’Unione, quindi si tratta di strumenti con un ruolo significativo nel percorso di decarbonizzazione.

Alcune best practice Gpp in Europa

Inserendovi standard ambientali molto elevati, gli acquisti pubblici possono inviare messaggi molto chiari al mercato e anche alle aziende che si affidano alle amministrazioni centrali per portare avanti il proprio business. Vediamo come hanno fatto in alcuni Paesi dell’Unione.

Lo Stato di Berlino nel 2017 è riuscito a ridurre le proprie emissioni di gas serra annuali del 47% grazie ad un’ottima politica di allineamento in ottica Gpp per 15 gruppi di prodotti.

Seguendo questo esempio, la regione spagnola della Catalogna ha avviato un percorso per trasformare il 50% degli appalti pubblici in Gpp, con cui dotarsi di una flotta pubblica di veicoli elettrici entro il 2025 e sistemi fotovoltaici sui tetti degli edifici pubblici entro il 2030.

I Paesi Bassi hanno invece registrato tra il 2015 ed il 2016 una diminuzione delle emissioni di quasi 5 tonnellate di gas serra in atmosfera, proprio grazie agli acquisti pubblici green.

Dal Net zero industry act alla nuova direttiva sulle rinnovabili, il ruolo degli acquisti pubblici green

A metà marzo, nell’ambito del suo piano industriale Green Deal, la Commissione europea ha adottato il Net Zero Industry Act, con cui chiede alle autorità pubbliche di inserire sempre criteri elevati di sostenibilità e resilienza per le tecnologie pulite e/o a zero emissioni negli appalti pubblici e nelle aste.

Una garanzia in più questa, che i prodotti da costruzione a emissioni prossime allo zero, come l’acciaio verde e il cemento, siano disponibili in quantità sufficienti e a un costo competitivo negli anni a venire.

Un modello di PA che è funzionale anche agli obiettivi ambiziosi fissati nella nuova Direttiva europea per promuovere e regolamentare le energie rinnovabili. Consiglio Europeo e Parlamento Europeo avrebbero, infatti, deciso di elevare dall’attuale 32%, al 42,5% la quota dei consumi finali di energia elettrica coperti da fonti rinnovabili al 2030. Un progresso anche rispetto al 40% proposto nel pacchetto clima 2021 dalla Commissione Europea.

Se i Paesi europei coordinassero meglio i propri acquisti verdi, con metriche e standard comuni, sistemi di incentivi e agevolazioni, modelli comuni di collaborazione e condivisione informazioni, sicuramente l’Unione potrebbe giovarne in termini di abbattimento delle emissioni e di neutralità climatica.

Giornalista

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