La Commissione von der Leyen II dovrò confrontarsi con una divisione in sede UE, sulle emissioni delle filiere produttive dell’automotive. I produttori automobilistici di Germania, Italia e Repubblica Ceca starebbero infatti facendo pressione affinché gli esecutivi di riferimento si battano per lo smantellamento dell’impianto sanzionatorio.
Automobili e emissioni
La Commissione europea von der Leyen II (in carica dal 1° Dicembre 2024) dovrà confrontarsi con una divisione netta, in sede UE, al cospetto del tema delle emissioni per le filiere produttive dell’automotive. A livello comunitario vige infatti un sistema, ridefinito in più riprese (si veda il Regolamento (EU) 2019/631) che punisce le case automoblistiche responsabili dei gas serra (CO₂).
Lo standard di riferimento, il c.d. Corporate Average Fuel Economy (CAFE) fissa una soglia media di emissioni per tutti i veicoli venduti. Il mancato rispetto dei parametri comporta delle multe. Da mesi, dunque – visto l’obiettivo di un inasprimento per il 2025 – diversi produttori di categoria hanno fatto pressione per un rinvio delle misure.
Secondo alcune stime, le case automobilistiche europee potrebbero incorrere in sanzioni per circa 15 mld di Euro (15,62 Mld di Dollari). Secondo la Reuters, la più colpita sarebbe la Volkswagen, già impegnata ad affrontare una crisi industriale dai risvolti potenzialmente catastrofici.
Divisioni e confronti
Ebbene, in queste ore la questione sarebbe nuovamente tornata al centro del confronto politico-industriale. I principali industriali automobilistici di Germania, Italia e Repubblica Ceca starebbero spingendo i rispettivi Governi affinché – nel Consiglio UE – agiscano per la rinuncia delle sanzioni finanziarie.
Il tema è particolarmente spinoso. Non fosse altro che si è reiterato il complesso rapporto tra capitale privato e interesse della collettività. In più, le critiche e i dubbi sul futuro e sulla sostenibilità economica – in Europa – dell’auto elettrica non hanno fatto altro che sedimentare i contrasti tra le diverse parti (sociali) coinvolte.
Di questo ha parlato con i giornalisti presenti il Cancelliere tedesco Olaf Scholz (già sfiduciato e che ha lo sguardo alle elezioni del prossimo Febbraio). Nel farlo, ha ribadito la mancata necessità che si aggiungano ulteriori difficoltà all’industria.
Queste le parole di Scholz: “La Commissione dovrebbe quindi trovare un modo per garantire che le multe, se necessarie, non incidano sulla liquidità finanziaria delle aziende che ora devono investire nella mobilità elettrica“.
Il sostegno esterno
Da parte sua, la stessa Commissione europea ha dichiarato che a Gennaio avvierà un “dialogo strategico” con il settore automobilistico. Il fine, sarà quello “di proporre e attuare rapidamente le misure di cui il settore ha urgente bisogno”.
Oltre ad Italia, Germania e Repubblica Ceca, comunque, altri Paesi – sebbene in maniera più defilata – si sono fatti sentire, appoggiando indirettamente le loro istanze.
In effetti, Francia, Austria, Bulgaria, Romania e Slovacchia hanno tutte esortato l’UE a ripensare le proprie politiche di riduzione delle emissioni. Solo pochi altri, tra cui la Svezia (sede della Volvo Cars, casa dal 2010 controllata dalla cinese Zhejiang Geely Holding) si sarebbero espressi a favore del mantenimento delle multe.