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Idrogeno verde, per l’Ue rinnovabile se prodotto dal nucleare o da elettricità pulita al 90%

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Secondo i nuovi criteri stabilliti dalla Commissione europea, l’idrogeno potrà essere definito green anche se prodotto con elettricità a bassissima intensità di emissioni, con mix energetici o con una forte incidenza del nucleare.

L’importanza dell’idrogeno verde

Usare più idrogeno verde rientra tra gli obiettivi del Green Deal Europeo (insieme di iniziative per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050) e del REPowerEU (piano per porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili). Tuttavia, in assenza di criteri precisi e univoci, è difficile stabilire cosa si intenda con l’appellativo ‘green’.

Con l’idrogeno verde ottenuto al 100% dall’elettrolisi dell’acqua, in delle celle alimentate da elettricità prodotta da fonti sostenibili, si possono trarre numerosi benefici, sia ambientali che economici, ma il discorso si fa più complesso se vengono prese in considerazione delle “variabili”.

Gli atti della Commissione

La Commissione Ue ha adottato, ai sensi dell’articolo 27 e paragrafo 3 della direttiva 2018/2001 sull’energia da fonti rinnovabili, due atti delegati che stabiliscono la definizione di idrogeno rinnovabile per l’Ue.

Nello specifico, il primo stabilisce le condizioni per le quali i carburanti a base di idrogeno e altri vettori energetici possono essere considerati rinnovabili di origine non biologica: solo se prodotti a partire da energia elettrica sostenibile generata allo stesso momento e nella stessa zona in cui avviene la produzione del carburante stesso.

Il secondo stabilisce invece la metodologia per calcolare le riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra derivanti dai carburanti rinnovabili di origine non biologica e quelli provenienti da carbonio riciclato. Questo sistema prende in considerazione il loro intero ciclo di vita. 

Investire nelle rinnovabili

Gli Stati Uniti, l’Europa e altri Paesi vogliono investire ingenti capitali in fabbriche che utilizzano l’elettricitá per alimentare i cosiddetti ‘elettrolizzatori’, che producono idrogeno scindendo le molecole d’acqua aperte.

Tali industrie però, stando ai nuovi criteri, dovranno firmare contratti che fanno riferimento a progetti di energia rinnovabile relativamente nuovi, e non piú vecchi di tre anni. Mentre quelle che producono idrogeno verde e sono situate in aree della rete europea in cui oltre il 90% dell’energia è pulita, potranno acquistare elettricità senza firmare alcun accordo. Ma produrre idrogeno a partire da combustibili fossili non creerà problemi con le emissioni di CO2 e con gli obiettivi green dell’Ue?

Le regole presentate dalla Commissione europea vogliono sfruttare la domanda di tale combustibile per stimolare una nuova ondata di investimenti in parchi eolici e solari, e garantire che l’idrogeno verde venga in gran parte alimentato da progetti rinnovabili, piuttosto che da centrali elettriche a gas e carbone. 

I prossimi passi

La Commissione europea ha speso oltre sette mesi per trovare un equilibrio tra i vari Paesi: la Francia voleva che venisse riconosciuto rinnovabile l’idrogeno da nucleare; la Germania invece, a tale proposta, si è manifestata contraria. 

L’Unione vuole raggiungere 10 milioni di tonnellate di produzione interna di idrogeno rinnovabile e 10 milioni di tonnellate di tale combustibile importato entro il 2030. A tal fine, gli atti adottati dovranno essere trasmessi al Parlamento europeo e al Consiglio, che hanno due mesi di tempo per esaminarli e poi accettarli o respingerli. Su richiesta di una o dell’altra istituzione, il periodo d’esame può anche essere prorogato di due mesi. 

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