La Commissione Europea ha espresso delle preoccupazioni a proposito del ruolo di Cipro nella realizzazione Great Sea Interconnector, un grande progetto infrastrutturale che legherebbe le reti elettriche della stessa isola, con quelle di Israele e della Grecia.
Un’isola sempre più attrattiva per gli investitori esteri
La crescita di Cipro nel Mediterraneo Orientale si costruisce sulle relazioni energetiche e commerciali con il Vicino Estero, mediante la continua istituzione di linee di comunicazione in grado di fungere da volano, per un’isola sempre più attrattiva per gli investitori esteri.
Tuttavia, pochi giorni orsono, come riportato dalla testata energetica greca energypress, la Commissione Europea ha lanciato un monito, lasciando intendere che di fronte ad alcuni temporeggiamenti di Nicosia – rispetto agli impegni già sottoscritti – si potesse arrivare fino alle estreme conseguenze. Nello specifico: il blocco del finanziamento da 657 mln Euro, deliberato per rinsaldare la rete elettrica tra Cipro e la Grecia.
Di fronte alle parole di Bruxelles, il Presidente della Repubblica di Cipro, Nikos Christodoulides, ha comunicato ai media locali che importanti decisioni saranno prese a breve. Intanto, i canali aperti con Atene restano aperti, in un’ottica di dialogo e di collaborazione comunicativa.
La centralità del Mediterraneo Orientale nella sicurezza energetica
Il Mediterraneo Orientale, fulcro delle relazioni tra Asia Occidentale, Europa Meridionale e Africa Settentrionale (leggasi Egitto) è assurto ad uno dei principali quadranti geopolitici nello scacchiere internazionale. La proiezione di potenza o comunque la possibilità di costruire una postura assertiva credibile, transita anche e soprattutto dallo sfruttamento dei giacimenti di gas presenti nel sottosuolo. In dottrina si è addirittura teorizzato un “nuovo fronte di competizione”, legato ai gasdotti.
È qui che si sono innestate quelle relazioni economiche che fanno perno sulla condivisione e l’esportazione dell’energia elettrica. In particolare, di quella ad altissima tensione, trasportata su lunghe distanze. Ivi va inquadrato il “Great Sea Interconnector”, un progetto di interconnessione dal costo di 1,4 mld Euro, basato sulla corrente continua ad alta tensione (o HVDC, dall’inglese High Voltage Direct Current).
Quest’ultimo collegherebbe le reti elettriche greca, cipriota e israeliana attraverso il cavo elettrico sottomarino più lungo del Mondo, con una capacità pianificata di 2.000 megawatt. Il sistema dovrebbe entrare in funzione per il 2030.
Un lavoro diplomatico e commerciale…dietro le quinte
In attesa che il Primo Ministro greco, Kyriakos Mitsotakis e il Presidente cipriota Nikos Christodoulides si incontrino nell’isola – in occasione della commemorazione dei cinquanta anni dall’invasione cipriota della Turchia – le parti hanno continuato a lavorare.
Di massima rilevanza, è stato il confronto tra i principali funzionari dell’operatore greco della rete elettrica IPTO (Independent Power Transmission Operator), promotore dell’Interconnector e quelli della RAEK (l’Autorità di Regolamentazione Cipriota per l’Energia). Erano infatti emerse alcune discordanze, sia sulle cifre che sulle tempistiche dell’ammortamento.
Il ruolo della Repubblica di Cipro
Più in generale, per la Repubblica di Cipro questi grandi progetti infrastrutturali ricoprono un’importanza strategica. L’isola, in effetti – la cui capitale è un importante polo finanziario – si trova in una posizione geografica particolarmente rilevante (70 km a Sud dell’Anatolia). L’effettività di un triangolo tra Atene, Tel Aviv e Nicosia, oltre a sbloccare l’impasse dell’Eastmed, potrebbe fungere da vettore nel riassestamento degli equilibri geopolitici e geoeconomici di un’area, sempre più instabile.
Con la partecipazione all’Interconnettore, deliberata dal Governo locale, Cipro ha posto l’accento sul suo voler essere un hub energetico nel Mediterraneo. Beneficerebbe infatti del 66% dell’energia elettrica, mentre la Grecia riceverebbe il restante 34%. Anche per questo, oltre al confronto, sembrerebbe vi siano tutti i presupposti affinché si arrivi ad una soluzione, in ossequio agli accordi pattuiti.