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Euro 7, il voto dell’europarlamento

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Un voto del Parlamento Ue che non risolve e in qualche modo rimanda i problemi di inquinamento legati al settore dei trasporti. L’entrata in vigore dei nuovi limiti slitta infatti di due anni e si congelano i temi più preoccupanti degli effetti delle emissioni sulla salute dei cittadini.

Il voto dell’Europarlamento

Esattamente un anno fa (10 novembre 2022) la Commissione europea ha proposto nuove norme in materia di emissioni di inquinanti atmosferici per i veicoli a combustione, indipendentemente dal carburante utilizzato.

Oggi il Parlamento europeo ha adottato la sua posizione negoziale sul rinnovo delle norme dell’UE in materia di omologazione e vigilanza del mercato dei veicoli a motore (Euro 7), intervenendo sui limiti per le emissioni dei gas di scarico (come ossidi di azoto, particolato, monossido di carbonio e ammoniaca), sulle emissioni di pneumatici e freni e sulla durata delle batterie.

Abbiamo raggiunto con successo un equilibrio tra gli obiettivi ambientali e gli interessi vitali dei produttori. Sarebbe controproducente attuare politiche ambientali che danneggiano sia l’industria europea che i suoi cittadini. Attraverso il nostro compromesso, serviamo gli interessi di tutte le parti coinvolte e ci allontaniamo da posizioni estreme”, ha dichiarato in una nota il relatore Alexandr Vondra.

E di fatto il testo che potrebbe essere valutato come “annacquato” rispetto all’originale sembra proprio un tentativo di andare oltre il confronto a volte molto aspro tra posizioni apertamente ambientaliste e sostenitori degli interessi industriali.

La legislazione interviene sui limiti per le emissioni dei gas di scarico (come ossidi di azoto, particolato, monossido di carbonio e ammoniaca), sulle emissioni di pneumatici e freni e sulla durata delle batterie.

Per le emissioni inquinanti delle autovetture, si legge nel comunicato diffuso oggi, i deputati hanno sostenuto i livelli proposti dalla Commissione e proposto una ripartizione supplementare delle emissioni in tre categorie per i veicoli commerciali leggeri in base al loro peso. Per le emissioni di gas di scarico di autobus e veicoli pesanti, hanno adottato limiti più rigorosi di quelli proposti. Le emissioni dovranno inoltre essere misurate in laboratorio e in condizioni di guida reali.

Slitta tutto di due anni

Il testo della Commissione indicava l’entrata in vigore delle misure anti inquinamento a metà 2025 per le automobili e metà del 2027 per i camion. Il Parlamento ha deciso di far slittare di due anni queste soglie, con un adeguamento alla norma a partire da 24 mesi dall’entrata in vigore del nuovo regolamento (48 mesi per autobus e autocarri di oltre 3,5 tonnellate di peso).

Gli europarlamentari hanno voluto così allineare le metodologie di calcolo e le soglie massime dell’Ue per le emissioni di particelle dei freni e per i tassi di abrasione dei pneumatici alle norme internazionali, attualmente in fase di elaborazione da parte della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite. 

Il testo prevede infine requisiti minimi di durata delle batterie per auto e furgoni più elevati di quelli proposti dalla Commissione.

Vondra ha previsto due tornate per le negoziazioni con i singoli Governi nazionali: una subito in novembre e la seconda a dicembre.

Voci dall’Italia

Il nuovo testo sui criteri ‘euro 7’ approvato a Bruxelles è un buon risultato negoziale, verso una transizione realistica e credibile. Adesso la grande partita, su cui questo Governo è fermamente impegnato, riguarda la possibilità che i biocarburanti facciano a pieno titolo parte dell’irrinunciabile percorso di riduzione delle emissioni dei veicoli“, ha affermato in una nota il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, commentando il documento approvato in Parlamento europeo.

Tutti a cercare il compromesso, ma l’inquinamento continua a mietere vittime in Europa

Un voto che quindi, più che cercare un compromesso valido, sta favorendo l’industria dei trasporti, spostando in avanti il problema dell’inquinamento e della decarbonizzazione (poi qualcun altro se ne occuperà).

Ciò che risulta piuttosto evidente è che le forze politiche preferiscono non aderire a posizioni ambientaliste, o solo parzialmente, in vista ormai dalle prossime elezioni politiche europee.

Prova ne è la spaccatura della maggioranza all’Europarlamento formata dai partiti popolare, socialista e liberale, perché molti dei loro deputati hanno votato con conservatori e nazionalisti, che da tempo martellano l’opinione pubblica sugli effetti negativi di chi guarda al problema inquinamento e sostenibilità da una presunta posizione prettamente ideologica.

C’è da dire che se da un lato si fa troppa ideologia, dall’altro si cercano soluzioni definite concrete senza guardare alle conseguenze sulla salute dei cittadini di legislazioni troppo deboli. Secondo dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno, nei 53 paesi della regione europea dell’Oms, 1,4 milioni di persone muoiono per cause legate a inquinamento e cambiamento climatico.

Giornalista

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