Reso pubblico il Rapporto “The future of European competitiveness” realizzato da Mario Draghi. Tre le aree principali di intervento: innovazione tecnologica, un piano congiunto per la decarbonizzazione e la competitività, l’aumento della sicurezza e la riduzione delle dipendenze. L’energia gioca un ruolo chiave per il futuro del nostro continente e del nostro Paese, ma servono grandi investimenti e nuove competenze per sfruttarne i vantaggi su scala locale e globale.
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Reso pubblico il Rapporto Draghi, il testo. Energia al centro
Dopo una prima presentazione a porte chiuse al Parlamento europeo, finalmente è stato reso pubblico il Rapporto stilato da Mario Draghi dal titolo “The future of European competitiveness” e all’energia è riservato un posto di massimo rilievo.
Non è difficile immaginare il perché, basta fare mente locale e ricordarsi quanto ha pesato su famiglie e imprese il rialzo dei prezzi dell’energia durante gli ultimi anni, tanto da far parlare di una vera e propria emergenza continentale, che rischiava di trasformarsi in crisi.
“L’Europa si trova ora ad affrontare tre grandi trasformazioni, la prima delle quali è la necessità di accelerare l’innovazione e di trovare nuovi motori di crescita”, si legge nel testo.
In secondo luogo, ha scritto Draghi, “l’Europa deve ridurre i prezzi elevati dell’energia continuando a decarbonizzare e a passare a un’economia circolare”.
In terza battuta, ha precisato l’ex presidente della Bce e ex Premier italiano, “l’Europa deve reagire a un mondo di geopolitica meno stabile, in cui le dipendenze si trasformano in vulnerabilità e l’Europa non può più contare su altri per la propria sicurezza“.
Sono questi i tre macro-obiettivi indicati da Draghi nel Rapporto, sottolineando che: “I Paesi dell’UE stanno già rispondendo a questo nuovo contesto con politiche più assertive, ma lo fanno in modo frammentario che mina l’efficacia collettiva. in modo frammentario, il che mina l’efficacia collettiva“.
Non ignorare l’emergenza energetica
Tornando all’emergenza energetica, oggi sicuramente rientrata (ma non per questo il contesto è sicuro al 100%), Draghi ha scritto: “Ora non possiamo più ignorarla. Ora le condizioni sono cambiate: il commercio mondiale sta rallentando, la Cina sta effettivamente rallentando molto e sta diventando molto meno aperta a noi… abbiamo perso il nostro principale fornitore di energia a basso costo, la Russia”.
I paesi dell’UE avevano già risposto al nuovo contesto, si legge nel rapporto di Draghi, ma pesa la mancanza di coordinamento che va superata. La frammentazione limita la scala richiesta per competere a livello globale e il processo decisionale dell’UE è troppo complesso e lento.
In sostanza, Draghi dice che l’UE sta lottando per far fronte ai prezzi più elevati dell’energia dopo aver perso l’accesso al gas russo a basso costo e non può più contare sui mercati esteri aperti. Di conseguenza, all’UE non resta che promuovere l’innovazione e abbassare i prezzi dell’energia, continuando a decarbonizzare e riducendo la dipendenza dagli altri, in particolare dalla Cina per i minerali essenziali, e aumentando gli investimenti nella difesa.
L’Europa ha bisogno di investimenti aggiuntivi di 750-800 miliardi di euro all’anno
Nella sezione iniziale del rapporto di circa 400 pagine, Draghi ha detto che l’Europa ha bisogno di investimenti aggiuntivi di 750-800 miliardi di euro (829-884 miliardi di dollari) all’anno, fino al 5% del PIL, molto più alto persino dell’1-2% del Piano Marshall per la ricostruzione dell’Europa dopo la seconda guerra mondiale.
Per digitalizzare e decarbonizzare l’economia e aumentare la nostra capacità di difesa, la quota di investimenti in Europa dovrà aumentare sensibilmente: “Si tratta di una situazione senza precedenti: il tasso di crescita del 2015 sarebbe sufficiente a mantenere il PIL costante fino al 2050. Si tratta di una cifra senza precedenti: per fare un confronto, gli investimenti aggiuntivi forniti dal Piano Marshall tra il 1948-51 ammontavano a circa l’1-2% del PIL all’anno. Se l’Europa non riesce a diventare più produttiva, saremo costretti a scegliere. Non saremo in grado di diventare, allo stesso tempo, un leader nelle nuove tecnologie, un faro della responsabilità climatica e un attore indipendente sulla scena mondiale. Non saremo in grado di finanziare il nostro modello sociale. Dovremo ridimensionare alcune, se non tutte, le nostre ambizioni”, si legge nel documento (versione tradotta pubblicata da eunews.it.
Serve “un piano congiunto per la decarbonizzazione e la competitività”, ha ribadito l’ex Premier italiano, aggiungendo che “se gli ambiziosi obiettivi climatici dell’Europa saranno accompagnati da un piano coerente per raggiungerli, la decarbonizzazione sarà un’opportunità per l’Europa. Ma se non riusciamo a coordinare le nostre politiche, c’è il rischio che la decarbonizzazione sia contraria alla competitività e alla crescita. Anche se i prezzi dell’energia sono diminuiti notevolmente rispetto ai loro picchi, le aziende dell’UE devono ancora affrontare prezzi dell’elettricità che sono 2-3 volte quelli degli Stati Uniti. I prezzi del gas naturale pagati sono 4-5 volte superiori”.
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