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Direttiva UE sulle rinnovabili: Italia e altri 7 Paesi a rischio sanzioni per ritardi nel recepimento

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La Commissione Europea, per il momento, si limita a richiamare con pareri motivati Italia, Bulgaria, Spagna, Francia, Cipro, Paesi Bassi, Slovacchia e Svezia per il mancato recepimento della Direttiva UE volta ad accelerare le procedure di autorizzazione per i progetti di energia rinnovabile. Situazione ben più critica, invece, per Belgio, Estonia, Lettonia e Romania, che già rischiano sanzioni significative.

Italia e altri 7 Paesi richiamati a recepire le norme per l’energia rinnovabile

Italia, Bulgaria, Spagna, Francia, Cipro, Paesi Bassi, Slovacchia e Svezia sono state richiamate all’ordine dalla Commissione Europea, per non aver recepito nella legislazione nazionale le norme dell’UE che accelerano le procedure di autorizzazione per i progetti di energia rinnovabile, previste dalla Direttiva UE 2023/2413.

Nuove regole UE per semplificare le autorizzazioni

La Direttiva in questione aggiorna la precedente (2018/2001), introducendo procedure più rapide e semplificate per le autorizzazioni di impianti rinnovabili e delle infrastrutture necessarie per integrarli nel sistema elettrico. Tra le principali novità vi sono:

  • la definizione di una tempistica chiara per il rilascio dei permessi, specifici per tecnologia o tipo di progetto.
  • la dichiarazione di un interesse pubblico prevalente per i progetti rinnovabili, gli impianti di stoccaggio e le reti di distribuzione correlate.
  • l’individuazione di apposite “zone di accelerazione” per le rinnovabili, in cui i progetti beneficiano di iter autorizzativi più rapidi.

Il termine per il recepimento della Direttiva nelle legislazioni nazionali era fissato al 1° luglio 2024, ma già a settembre risultava che 26 Stati membri su 27 non avessero adottato la normativa a livello nazionale. L’emissione dei nuovi pareri motivati da parte della Commissione è, in realtà, un secondo tentativo di richiamo, dopo le lettere di costituzione in mora inviate ormai cinque mesi orsono.  

Più nel dettaglio, i pareri sono stati inviati a Italia, Spagna, Cipro, Slovacchia e Svezia, per non aver notificato le misure di recepimento. Mentre a Bulgaria, Francia e Paesi Bassi, per non aver fornito informazioni sufficientemente chiare su come le proprie misure nazionali rispettino ogni disposizione della Direttiva.

I paesi coinvolti hanno ora due mesi per rispondere e adottare le misure necessarie. In caso di inadempienza, la Commissione potrebbe deferire i casi alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, con il rischio di sanzioni.

Sanzioni in arrivo per Belgio, Estonia, Lettonia e Romania 

Decisamente più critica è la situazione per Belgio, Estonia, Lettonia e Romania, accusate dalla Commissione di mancato recepimento completo della Direttiva UE 2018/2001 sulle energie rinnovabili. Si tratta del quadro giuridico per lo sviluppo delle fonti rinnovabili nei settori elettricità, riscaldamento, raffreddamento e trasporti in tutta l’UE. In particolare, la normativa stabilisce obblighi e obiettivi al 2030, tra cui autoconsumo, criteri di sostenibilità e di riduzione delle emissioni di gas serra per biocarburanti, bioliquidi e combustibili da biomassa, garanzie di origine e certificati elettronici sulla quota di rinnovabili fornite. 

Due mesi per conformarsi

Il termine per il recepimento della Direttiva nella legislazione nazionale era fissato al 30 giugno 2021. Dopo aver inviato lettere di costituzione in mora nel luglio 2021 e successivi, molteplici, pareri motivati, la Commissione, esaminando le risposte dei quattro Stati membri, ritiene che il recepimento sia ancora incompleto. Per questo, ha deciso di rafforzare la procedura d’infrazione con nuovi pareri motivati, ai quali potrebbero seguire sanzioni da parte della Corte di Giustizia.

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