Secondo uno studio pubblicato dall’Istituto di ricerca JRC della Commissione Europea, la sostituzione con pompe di calore di circa un terzo degli 86 milioni di caldaie residenziali a combustibili fossili attualmente operative negli Stati dell’Unione, potrebbe ridurre il consumo energetico finale delle famiglie del 36% e le loro emissioni di CO2 del 28%.
Il 36% delle emissioni provengono dal settore edile
La decarbonizzazione del riscaldamento è una priorità fondamentale dell’agenda climatica dell’UE, considerando che il settore edile è responsabile del 36% delle emissioni totali di gas a effetto serra. Le pompe di calore svolgono un ruolo centrale nel consentire la transizione verso una società climaticamente neutra, oltre a rappresentare uno strumento cruciale per raggiungere l’indipendenza dalle fonti estere di petrolio e gas.
Il Piano d’azione UE per le Pompe di calore
In linea con gli obiettivi della lotta al cambiamento climatico, l’Unione Europea ha definito un piano per accelerare la produzione e l’installazione di pompe di calore: almeno 10 milioni entro il 2027. Tuttavia, con il nuovo regolamento Ecodesign, che contempla tra l’altro l’eliminazione delle caldaie alimentate da combustibili fossili dal 2029, molto probabilmente si arriverà entro il 2030 ad un incremento di almeno 30 milioni di questi impianti rispetto ai numeri registrati nel 2020.
Il piano d’azione UE per la produzione delle pompe di calore contiene quattro linee di intervento:
- partnership tra la Commissione, gli Stati Ue e il settore industriale (anche per la ricerca e innovazione);
- coinvolgimento dei gruppi d’interesse e alleanza sulle competenze;
- legislazione;
- finanziamenti.
Lo studio recente del JRC della Commissione Europea
Lo studio condotto dal JRC, intitolato “The Heat Pump Wave: Opportunities and Challenges” esamina i potenziali impatti derivanti dall’ aumento delle installazioni di pompe di calore e dalla produzione su larga scala. L’analisi mostra che la sostituzione di 30 milioni di caldaie individuali a combustibili fossili con pompe di calore, in abitazioni residenziali, ridurrebbe il consumo di gas e petrolio dell’UE del 36%. Nella stragrande maggioranza dei casi, il passaggio da una caldaia a combustibile fossile a una pompa di calore, comporterà una riduzione delle bollette per il riscaldamento. Un punto di forza, insieme alla formazione di lavoratori sempre più qualificati, stimati intorno ai 500 mila. La rapida diffusione delle pompe di calore, infatti, richiederà un pool notevole di installatori e tecnici.
I rischi evidenziati dall’analisi
L’UE è attualmente leader nella produzione di diversi segmenti di pompe di calore, ma la concorrenza delle aziende americane e asiatiche è in rapido aumento.Tra gli elementi di vulnerabilità indicati nell’analisi, vi è infatti la dipendenza da compressori e semiconduttori importati e il rischio che i gruppi finanziariamente più vulnerabili, senza un sostegno finanziario mirato, siano esclusi da questa transizione. Nel complesso, sebbene esistano ostacoli, lo studio sottolinea che il passaggio dalle caldaie a combustibili fossili alle pompe di calore, alimentate dall’elettricità, non solo sarà più salutare per il pianeta, ma rafforzerà la sicurezza energetica dell’UE, riducendo i costi del riscaldamento.