Stamattina la Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo ha adottato la proposta di revisione della direttiva EPBD sul rendimento energetico nell’edilizia, di case, edifici pubblici e fabbricati. Gli obblighi e le eccezioni. Il ministro dell’Ambiente italiano: “Il ruolo dei singoli Paesi ritorna molto forte. E’ una partita di equilibrio tra Stati”.
La direttiva EPBD sulle prestazioni energetiche di case ed edifici
Via libera della Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo alla proposta di revisione della direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia (“Energy Performance of Building Directive”, EPBD), quindi su case, edifici pubblici e fabbricati.
Il testo, passato con 49 voti favorevoli, 18 contrari e 6 astensioni, si pone come obiettivo un livello di efficienza energetica più elevato per edifici, abitazioni e fabbricati, con ridotti consumi e un deciso abbattimento delle emissioni di gas serra.
Pichetto Fratin: “Ruolo singoli Paesi torna forte. E’ partita tra Stati”
Il primo commento al voto del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, è stato improntato alla moderazione: “La realtà italiana sulle abitazioni ha caratteristiche che la differenziano da altri. Per esempio sulla proprietà la differenza è abissale, l’85% degli italiani è proprietario di una casa. Noi pensiamo che la differenziazione tra Paese e Paese debba portare a una valutazione più graduale”, ha detto il ministro a Radio Anch’io, trasmissione di Rai Radio1.
“Vediamo come va in Parlamento europeo, poi ci sarà il Trilogo e si riaprirà una trattativa in cui il ruolo dei singoli Paesi ritorna molto forte. E’ una partita di equilibrio tra Stati”, ha precisato Pichetto Fratin.
“La direttiva – ha ricordato il ministro – non andava bene all’origine, c’è stata una lunga trattativa che ha portato a una serie di raccomandazioni. Noi per primi ci rendiamo conto della necessità di fare in modo che gli italiani abbiano una classe energetica migliore nelle loro abitazioni, con costi minori del riscaldamento. In ogni caso si prevedono step di controllo e non un bazooka per sanzioni”.
I punti chiave del documento
I punti salienti del disegno di legge approvato dai deputati in Commissione sono diversi.
Gli edifici residenziali, cioè le nostre case, dovrebbero raggiungere almeno la “classe di prestazione energetica E” entro il 2030 e la “classe D” entro il 2033. Gli edifici non residenziali e pubblici dovrebbero raggiungere le stesse classi rispettivamente entro il 2027 e il 2030 (la Commissione ha proposto F ed E).
Tutti i nuovi edifici dovrebbero essere a emissioni zero dal 2028, mentre i nuovi edifici pubblici dal 2026 (la Commissione ha proposto rispettivamente il 2030 e il 2027).
Tutti i nuovi edifici dovrebbero essere dotati di tecnologie solari entro il 2028, ove tecnicamente idoneo ed economicamente fattibile, mentre gli edifici residenziali in fase di ristrutturazione hanno tempo fino al 2032 per conformarsi.
Le eccezioni
Il testo approvato include anche una serie di deroghe alla direttiva, delle eccezioni che potranno essere adottate da Stato a Stato.
Sono esclusi dagli interventi tutti i monumenti storici, edifici di particolare valore architettonico o storico, edifici tecnici, chiese e luoghi di culto. Gli Stati membri possono anche esentare dagli obblighi gli alloggi pubblici e l’edilizia sociale, laddove i lavori di ristrutturazione porterebbero ad aumenti degli affitti che non possono essere compensati risparmiando sulle bollette energetiche.