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Vele solari nello spazio: la sonda NASA ACS3 risponde al segnale e comunica con la Terra

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La missione NASA ACS3 (Advanced Composite Solar Sail System) lanciata nei giorni scorsi porta a dei risultati positivi. La sonda spaziale infatti, che utilizzerà una vela solare per muoversi, ha comunicato correttamente con il centro di controllo della Terra.

Esito dell’esperimento NASA

Potremmo definirlo più che positivo il momentaneo esito dell’esperimento NASA che ha portato, il 24 aprile, al lancio del razzo Electron, con l’annessa possibilità di testare le vele solari nello spazio.

Parliamo della missione ‘Beginning Of The Swarm’ nata con l’obiettivo di lanciare una nuova costellazione di satelliti, e comprendere tutte le potenzialità dell’energia solare al di fuori dai confini terrestri.

La sonda ACS3 infatti, è riuscita a comunicare correttamente con il centro controllo della Terra, dimostrando di saper rispondere in modo adeguato ai segnali.

La vela solare di nuova generazione

La vela solare di nuova generazione però, non è stata ancora dispiegata, e serviranno altre settimane per questo. Le speranze però sono tante, e lo sono al contempo le premesse di crescita, nonostante si parli di un prototipo oggetto di studio.

L’ambizione sarebbe quella di costruire modelli simili ma di dimensioni differenti, in modo da verificare se, le funzionalità dell’innovativa tecnologia, non cambino a seconda della grandezza della superficie.

Per Alan Rhodes, ingegnere dell’Ames Research Center della NASA, l’ottimo risultato di tale missione porterà in futuro a delle sonde spaziali con vele solari fino a 500 o 2000 metri quadrati.  Ma tutto questo sarà da valutare con il tempo.

Coprire una superficie di circa 80 metri quadri

L’apertura della vela con la quale si muoverà ACS3 resta di certo l’operazione più attesa ad oggi, considerata un’impresa difficile e delicata dalla durata di circa 25 minuti.

L’avvenimento verrà filmato dalle telecamere e potrebbe anche essere visibile a occhio nudo, soprattutto all’alba e al tramonto.

Una volta aperto, il dispositivo dovrebbe coprire una superficie di circa 80 metri quadri, assicurando una spinta del satellite non troppo potente ma duratura, per rimanere a lungo in orbita attorno alla Terra.

Solo la prima di una lunga serie di missioni piuttosto complesse

Questa potrebbe essere solo la prima di una lunga serie di missioni piuttosto complesse, verso la totale esplorazione del Sistema Solare. I satelliti poi, sarebbero così in parte alleggeriti del carico del propellente, assicurando un’autonomia praticamente illimitata.

Le innovazioni poi sembrano non finire mai, sempre al passo con l’avanzamento di nuove tecniche e sistemi di machine learning.

Un esempio? Il satellite lanciato di recente verso la Corea del Sud, dal nome NEONSAT-1, dovrà monitorare disastri naturali ed elaborare immagini direttamente a bordo grazie ad algoritmi di Intelligenza Artificiale.

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