Previste 120 centrali fotovoltaiche. Oltre un terzo della capacità installata sarà ubicato nelle regioni meno sviluppate, ovvero quelle con un PIL pro capite inferiore al 75% della media dell’Unione europea. Durante la fase di costruzione saranno creati circa 11.100 posti di lavoro all’anno.
Si stima una capacità totale di circa 5,6 GW per una produzione stimata di 9,29 TWh l’anno
Fornire energia pulita alle imprese e le famiglie, ma allo stesso tempo creare anche nuovi posti di lavoro legati allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. La Banca europea per gli investimenti (BEI) ha approvato un finanziamento di 1,7 miliardi di euro a favore della società Solaria per la costruzione di circa 120 centrali fotovoltaiche.
Gli impianti saranno dislocati principalmente in Spagna, ma anche Italia e Portogallo, e si stima avranno una capacità totale di circa 5,6 GW per una produzione stimata di 9,29 TWh l’anno. Le centrali dovrebbero entrare in funzione entro la fine del 2028.
Il primo prestito nell’ambito di questo finanziamento quadro è stato firmato per un importo totale di 278 milioni di euro per la costruzione di impianti fotovoltaici con una capacità totale di circa 1,08 GW.
Oltre un terzo della capacità installata sarà ubicato nelle regioni meno sviluppate, ovvero quelle con un prodotto interno lordo pro capite inferiore al 75% della media dell’Unione europea. Con circa 11.100 posti di lavoro all’anno generati durante la fase di costruzione (stime della BEI), l’operazione aumenterà significativamente l’occupazione nelle aree in cui saranno realizzate le centrali.
Sostenuta dal programma InvestEU, la misura mira ad attivare oltre 372 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi nel periodo 2021-27.
L’operazione mira a sostenere il raggiungimento degli obiettivi politici dell’Unione europea nell’ambito dello European Green Deal, fornendo elettricità equivalente alla domanda media annuale di circa 2,5 milioni di famiglie e riducendo le emissioni di gas serra di circa 3 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.
L’Italia delle rinnovabili (che non crescono)
Rimanendo in Italia, è chiaro a tutti, ormai, che o si investe seriamente in rinnovabili, o si rimane dipendenti dai fornitori esteri di gas e petrolio, con tutte le conseguenze politiche, economiche e sociali che questo comporta.
Al momento, però, il nostro Paese stenta ad ingranare la marcia giusta su questo argomento, considerato frutto di posizioni ideologiche radicali (la transizione energetica da compiere ) e non di un ragionato percorso di cambiamento (che è inteso come “prendiamoci tutto il tempo di cui necessitiamo”), che secondo il Governo Meloni deve essere equilibrato, tecnologicamente neutro (cioè va bene tutto, non solo le rinnovabili) e concertato tra tutti i portatori di interessi (comprese le industrie dei combustibili fossili).
Detto questo, secondo dati Terna, la società che gestisce la rete elettrica di trasmissione nazionale, lo scorso mese le fonti rinnovabili hanno prodotto complessivamente 11,3 miliardi di kWh, coprendo il 43,8% della domanda elettrica (contro il 34,1% di agosto 2022).
La produzione da rinnovabili ad agosto è stata così suddivisa: 34,7% idrico, 33,3% fotovoltaico, 15,5% eolico, 12,6% biomasse, 3,9% geotermico.
Secondo le rilevazioni Terna illustrate nel report mensile, considerando tutte le fonti rinnovabili, nei primi otto mesi del 2023 l’incremento di capacità in Italia è pari a 3.470 MW, un valore superiore di circa 1.733 MW (+100%) rispetto allo stesso periodo del 2022. Estendendo l’analisi agli ultimi 12 mesi (quindi al periodo settembre 2022 – agosto 2023) l’incremento di capacità risulta pari a 4.770 MW.