Il processo a basso impatto ambientale brevettato da Enea per recuperare il silicio dai pannelli fotovoltaici a fine vita. Tutto questo, potrebbe rivelarsi davvero utile per lo sviluppo di batterie meno costose, più performanti e durature.
Un nuovo sistema
Quello brevettato da Enea è un nuovo sistema per recuperare il silicio dai pannelli fotovoltaici a fine vita, in modo da ridurre la polvere a dimensioni nanometriche utili per l’applicazione nelle batterie al litio. L’obiettivo è anche massimizzare la densità energetica delle pile, eliminando però tutte le componenti ormai ossidate e a bassa conducibilità.
Al momento, non c’è un grande tasso di riciclo del semimetallo in Europa, ed è per questo che si sta lavorando molto in Italia, e non solo, al recupero dell’elemento dai dispositivi dismessi, così da renderlo utile per le diverse tipologie di filiere.
Tutto questo poi, avviene in un contesto in cui si è sempre più alla ricerca di materiali critici indispensabili per la e-mobility, protagoniste di una forte crescita a livello internazionale.
I problemi legati al riutilizzo del silicio
Ci sono di certo alcune difficoltà e problemi legati al riutilizzo del silicio, che necessita assolutamente di un processo di purificazione prima di essere reimpiegato per le rinnovabili.
Il team australiano dell’Institute for Frontier Materials (IFM) per esempio, operativo presso l’Università di Deakin, ha trovato un modo per riportare, in pochissimo tempo, il semimetallo a un grado di purezza superiore al 99%, senza l’utilizzo di sostanze chimiche nocive in modo da preservare al massimo la sostenibilità ambientale del sistema.
Adoperando la tecnica progettata dai ricercatori infatti, è possibile ottenere un nuovo nano-materiale in grado di raggiungere il valore di 45.000 dollari al chilogrammo, ottenendo così nuovi anodi per delle batterie che siano almeno 10 volte più efficienti rispetto alle tradizionali tecnologie al litio.
450 milioni di dollari al 2030
Per consentire però un riciclo che sia al massimo sostenibile ed efficiente, è importante garantire un corretto recupero delle materie prime che, secondo alcune stime di Irena (International Renewable Energy Agency), potrebbe raggiungere 450 milioni di dollari al 2030, e questo non solo per mezzo del silicio, ma anche con altri metalli utili quali rame, piombo, argento o stagno.
Sono dunque molteplici le ricerche e gli studi inerenti il settore. Di certo, il recente metodo sviluppato da Enea ha ottenuto dei grandi risultati, dimostrando come l’elemento, lavorato in questo modo, possa costituire delle nuove leghe con il litio e ottenerne degli anodi ad alta capacità energetica.
60-78 milioni di tonnellate di impianti da smaltire
Considerando quanto sia sempre più in crescita la potenza fotovoltaica da installare nei prossimi anni, con trend in aumento stimati fino a 18.200 GW entro il 2050, si dovrà lavorare a fondo su come sfruttare al meglio le tecnologie a fine vita, considerando che tutti i pannelli più o meno, possono operare per circa 25-30 anni.
Con il tempo si potrà anche arrivare ad avere circa 60-78 milioni di tonnellate di impianti da smaltire, ed è per questo che andranno trovati nuovi sistemi, come quello promosso da Enea, per garantire l’efficienza e la massima sostenibilità di tali operazioni.