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Fotovoltaico, la cooperazione tra l’italiana Bee Solar e la cinese Huasun. Le ragioni?

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A Palazzo Piacentini, alla presenza del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è stato siglato un MoU (memorandum d’intesa) tra l’azienda italiana Bee Solar e la cinese Huasun. L’obiettivo è avviare una cooperazione nell’ambito fotovoltaico. Ma quali le ragioni che stanno dietro?

Il memorandum d’intesa

A Roma, nella sede del ministero delle Imprese e del Made in Italy e alla presenza del ministro Adolfo Urso, è stato firmato un memorandum d’intesa tra l’azienda italiana Bee Solar e la cinese Huasun. L’idea è quella di avviare una cooperazione strategica nell’industria fotovoltaica, con la realtà laziale specializzata soprattutto nella realizzazione di componenti chiave per il settore, che potrà sfruttare così la tecnologia e il know-how della società made in Cina.

Per capire quali possano essere le motivazioni dietro una simile collaborazione, bisognerebbe analizzare nel dettaglio i rapporti dell’Ue, e dunque anche dell’Italia, con la Nazione asiatica.

Nei confronti del Paese orientale infatti, c’è sempre stato il timore di competere con un mercato di un certo livello e con uno Stato che ha cercato di accaparrarsi minerali e materiali specifici.

Dazi su alcuni prodotti

Proprio sul fotovoltaico, sono attive già da tempo diverse misure, da parte dell’Unione europea, per ‘denunciare’ la strategia di marketing di innumerevoli realtà cinesi: vendere i pannelli a prezzi inferiori rispetto al loro valore.

Bruxelles, ritenendo tale concorrenza sul mercato sleale, è dunque intervenuta introducendo dei dazi su alcuni prodotti del settore. Ma non è finita qui, perché circa 5 mesi fa, la Commissione europea ha aperto due indagini nei confronti di due consorzi specifici: Enevo Group e Shangai Electric Group.

Anche negli USA

Anche gli USA la situazione è similare, con misure emesse nei riguardi dell’industria delle batterie e delle auto elettriche, che potranno avere effetti a lungo termine sul commercio globale.

Sulle EV made in Cina infatti, in America i prezzi raddoppieranno, considerando che per importarle bisognerà pagare una somma quasi pari al prezzo della vettura. L’obiettivo in questo caso, così come per l’UE, è proteggere le proprie industrie, riducendo sempre più la dipendenza estera e offrendo nuovi incentivi.

I rapporti commerciali con Pechino

Nonostante il desiderio di essere dunque autonomi sotto ogni punto di vista, l’Italia sa bene quanto siano importanti i rapporti commerciali con Pechino, ricca di risorse e potenzialità. Ricordiamo che il Belpaese avevo deciso di aderire alla Belt and Road Initiative (la Via della Seta), con la speranza di poter avere più ampio accesso al mercato asiatico.

ll risultato però è stato ben diverso, con un rapporto import/export sempre più squilibrato e a favore della Nazione orientale. Questo ha portato, a dicembre 2023, all’abbandono della Belt and Road, con il rischio di mettere a repentaglio ogni collaborazione tra i due Stati.

Il Piano d’Azione per il rafforzamento del Partenariato Strategico Globale (2024-2027)

Da qui la decisione del governo Meloni di firmare il Piano d’Azione per il rafforzamento del Partenariato Strategico Globale (2024-2027), con la premier che ha incontrato di recente il presidente cinese Xi Jinping e il primo ministro Li Qiang.

L’obiettivo è aumentare la presenza italiana nel territorio estero cercando di attrarre investimenti di qualità. Ma basterà questo per riallacciare i rapporti tra i due? La volontà di cooperare su più fronti non manca sicuramente, e questo vale sia per le Fer che per il settore della mobilità elettrica. Potremo dunque aspettarci altri accordi nei prossimi giorni?

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