Utilizzare dei nuovi materiali, quali rame, indio, gallio e seleniuro, per realizzare dei pannelli solari a pellicola sottile e dalle prestazioni migliori è l’obiettivo della Uppsala University. L’ambizione è superare, con il passare tempo, anche i limiti delle tradizionali celle al silicio.
Ottenere risultati importanti
Utilizzando dei nuovi materiali per la realizzazione dei pannelli solari l’obiettivo sarebbe quello di ottenere risultati importanti in tema di capacità energetica, ambendo a delle prestazioni migliori rispetto a quelle assicurate dalle classiche celle in silicio.
Secondo esperti del settore infatti, queste tecnologie hanno giù raggiunto il loro limite di efficienza, ed è per questo che si sta puntando adesso a sviluppare nuovi sistemi in grado di superare il 27% sulle prestazioni.
In che modo? Grazie a nuovi minerali dalle proprietà esclusive, come la perovskite, e a metalli come il rame, l’indio il gallio e il seleniuro, poco costosi ma molto comuni a livello globale. Si vuole così puntare a raggiungere percentuali sulla capacità e densità energetica mai ottenute finora.
24% di efficienza
L’azienda tedesca Qcells per esempio, ha investito 100 milioni di dollari per delle celle tandem di ultima generazione che hanno garantito delle prestazioni del 50-75%.
Un team di ricerca della Uppsala University invece, ha progettato un prodotto dal 24% di efficienza proprio adoperando la tecnologia CIGS, acronimo inglese di copper, indium, gallium e selenide. Parliamo infatti di elementi molto economici e dall’elevato potere di assorbimento della luce solare, che necessitano inoltre di una pellicola più sottile rispetto a quella di altri semiconduttori.
Non soltanto per applicazioni terrestri
Si sta dunque puntando molto su queste innovazioni, mettendo in moto un mercato che sta crescendo rapidamente grazie non solo a un’alta potenza in uscita, ma anche per via di costi ridotti e maggiore sostenibilità ambientale. Inoltre, da questi sistemi si possono anche trarre vantaggi non soltanto per applicazioni terresti.
Due società del settore infatti, ovvero Orbital e Ascent Solar, stanno pensando di utilizzarli anche per realizzare impianti da poter sfruttare nello spazio, beneficiando dunque della possibilità di assorbire un’enorme quantità d luce fino a 350 volte superiore rispetto a quella assicurata dal silicio cristallino. Fino a che punto si spingeranno queste tecnologie?