Mettere i pannelli solari sui paravalanghe potrebbe essere l’alternativa migliore per produrre energia green in montagna. L’idea, frutto del Minnesota Transportation Research Board, mira a trasformare una soluzione tradizionale per la gestione delle precipitazioni in una fonte di elettricità pulita.
Fotovoltaico sui recinti da neve
La montagna è un territorio pieno di sfide e uno dei luoghi più esposti ai continui cambiamenti climatici degli ultimi anni. Di certo, rispetto ad altre zone, qui c’è anche una maggiore esposizione solare dovuta all’altitudine, che si può dunque tradurre in un’elevata produzione energetica più consistente rispetto a quella della pianura. Come sfruttare allora l’occasione?
Stanno diventando sempre più comuni i sistemi fotovoltaici con accumulo, montati anche nelle baite più isolate. Ma c’è invece una soluzione presentata di recente in Minnesota che potrebbe rivoluzionare tutto.
Un’idea del Minnesota Transportation Research Board
Parliamo della possibilità di installare un impianto fotovoltaico sui paravalanghe, in modo da proteggere le apparecchiature e generare, allo stesso tempo, una grande quantità di energia pulita.
Tale iniziativa nasce da un’idea del Minnesota Transportation Research Board, in collaborazione con l’azienda Longboard Power e un team di esperti dell’Università del North Dakota. Bisogna però prima testare i pannelli in queste strutture per capirne le reali potenzialità e i benefici da trarne.
In particolare Mijia Yang, professore associato che ha preso parte al progetto, sottolinea l’importanza di sfruttare i lunghi tratti di recinzioni e le barriere anti-rumore presenti nello Stato americano per un duplice scopo: mantenere libere le strade dalla neve e ottenere energia solare.
L’efficacia
Ma quale sarebbe l’efficacia di tali sistemi? La sperimentazione avviata dal gruppo di esperti servirà proprio a dare delle risposte ben precise, prendendo in considerazione l’utilizzo di dispositivi molto più piccoli del solito, e larghi appena 15 cm, che però combinati insieme danno vita a un impianto in grado di produrre tra i 20 e i 30 kWh di elettricità ogni ora durante il giorno, offrendo così una soluzione efficiente per l’approvvigionamento energetico nelle regioni settentrionali.
Sui recinti da neve, a seconda anche di che tipo di zona stiamo parlando, si potrebbero comunque piazzare anche più di 1.000 pannelli solari senza problemi, con l’obiettivo di utilizzare poi almeno 2 km di barriere anti-neve fotovoltaica per alimentare fino a 100 abitazioni.
Un piano fattibile?
Ma non è questo il vero piano dei ricercatori, che vogliono invece arrivare fino a 96 km di territorio occupato dai nuovi generatori rinnovabili, al fine di alimentare non solo le case ma anche le stazioni di ricarica per veicoli elettrici e l’illuminazione pubblica.
Si tratta di un piano fattibile? Sarà da valutare con il tempo dato che, ad oggi, siamo ancora agli esordi. Ma a prescindere dal fatto se queste ambizioni saranno alla fine soddisfatte o meno, la nuova soluzione presentata in Minnesota potrebbe davvero rappresentare un modo intelligente per combattere la difficile generazione di energia verde nei luoghi freddi.
Tappeti riscaldanti
L’iniziativa infine, prevede anche l’installazione di alcuni tappeti riscaldanti lungo le recinzioni, in modo da contrastare la formazione di ghiaccio vicino le strade. Poi, se si vuole massimizzare l’efficienza degli impianti, si dovrà anche fare attenzione agli ombreggiamenti determinati da elementi naturali come alberi o rocce, dannose per ogni tipo di impianto solare.
Per rendere concreto tutto ciò, servirà un grosso investimento iniziale che, secondo i ricercatori, sarà poi recuperato in circa 4 anni, per degli impianti che invece avranno un ciclo di vita ventennale.