Un team di scienziati del Fraunhofer Institute for Organic Electronics sta sperimentando un modo per portare sul mercato i pannelli fotovoltaici autopulenti che, per mezzo della luce solare, riescono ad eliminare autonomamente la polvere e lo sporco dalla superficie.
Il funzionamento
Realizzare questo tipo di impianto è possibile se lo si riveste con un materiale specifico che è stato messo a punto dal Fraunhofer Institute for Organic Electronics, Istituto di ricerca di Dresda, in Germania.
Si tratta di un progetto chiamato NewSkin che fa riferimento a un particolare tipo di vetro che è in grado di passare da idrofilo a idrofobo e viceversa. In generale, viene definito idrofilo un materiale che tende ad attirare e a trattenere molecole di acqua. Al contrario, si parla di idrofobo quando l’acqua viene respinta.
Nel nuovo materiale sperimentato dagli scienziati tedeschi, vi è un composto chimico, l’ossido di titanio cristallino, che si presenta sotto forma di polvere tendente al bianco ed è, per sua natura, idrorepellente. La particolarità di questo elemento è che, alla luce del Sole, diventa super idrofilo, ovvero acquista la capacità di legarsi con l’acqua e trattenerla, aiutando anche a decomporre le molecole organiche presenti sulla superficie del pannello ed eliminando così la sporcizia.
Valentin Heiser, ricercatore dell’Instituto tedesco, ha spiegato che: “Il vetro idrofobico/idrofilo, essendo leggero e ultrasottile, può essere adattato alle facciate o incorporato direttamente nei pannelli solari come composito, anche su superfici curve”.
In questo modo durante il giorno, grazie alla luce dei raggi UV, il rivestimento idrofilo attira l’umidità e mantiene la superficie bagnata da un sottile strato d’acqua. Se smog, sabbia o altro sporco si dovesse depositare sopra, verrebbero così lavati via dalle gocce che si sono accumulate durante la notte.
L’importanza di mantenere i pannelli puliti
Per mantenere alta la sua efficienza energetica, il fotovoltaico ha bisogno di essere pulito periodicamente da polvere, incrostazioni, sabbia o smog, che ne possono ridurre in maniera significativa la resa, tagliando anche il 20/30% della produzione in poche settimane.
La frequenza della pulizia dipende sia dal tipo di impianto e sia dalla posizione nella quale si trova una volta essere stato installato. Si potrebbe pensare che basti la pioggia per liberare la superficie da polveri e detriti, ma in realtà questo non è sufficiente quando questi sistemi si incrostano per la presenza di fogliame, residui di terra o altro.
Ciò che si utilizza di solito per compiere tale manutenzione sono dispositivi professionali, macchinari specifici o talvolta, per praticità, delle spugne o degli spazzoloni con delle setole morbide, per assicurarsi di non danneggiare in alcun modo i vetri.
Ma l’innovazione dei ricercatori di Dresda potrebbe rendere tutto questo processo più semplice, efficace e veloce.