Agrivoltaico: fino al 35% dei terreni agricoli può produrre energia e cibo insieme. I vantaggi della rivoluzione green secondo il Politecnico di Milano.
La ricerca
Un nuovo studio firmato dai ricercatori del Politecnico di Milano e pubblicato sulla prestigiosa rivista Earth’s Future accende i riflettori sull’enorme potenziale dell’agrivoltaico nella gestione sostenibile del suolo. La ricerca evidenzia come la coesistenza tra impianti fotovoltaici e coltivazioni agricole possa diventare una strategia vincente, non solo per soddisfare la crescente domanda di energia, ma anche per preservare l’equilibrio ecologico e produttivo delle aree rurali.
Agricoltura ed energia: alleati, non rivali
In un contesto globale in cui le terre coltivabili sono sempre più sotto pressione, i dati emersi sono chiari: tra il 13% e il 16% degli attuali impianti fotovoltaici a terra sorgono su terreni agricoli dismessi. Una cifra allarmante, che evidenzia la crescente competizione tra produzione alimentare ed energetica per l’uso del suolo.
Tuttavia, i ricercatori Maddalena Curioni, Nikolas Galli, Giampaolo Manzolini e Maria Cristina Rulli offrono una nuova prospettiva: quella dell’integrazione tra agricoltura e fotovoltaico attraverso l’agrivoltaico.
Il 35% delle superfici non irrigue è adatto all’agrivoltaico
Lo studio ha utilizzato un avanzato modello agro-idrologico spazializzato per simulare gli effetti della riduzione della radiazione solare causata dai pannelli su 22 colture non irrigue distribuite in diversi contesti climatici globali.
I risultati parlano chiaro: tra il 22% e il 35% delle superfici agricole non irrigate nel mondo potrebbe essere convertito in sistemi agrivoltaici senza compromettere le rese agricole. In altre parole, una fetta consistente del suolo potrebbe produrre cibo ed energia contemporaneamente, riducendo al minimo gli impatti negativi sull’ambiente e sull’economia agricola.
I vantaggi concreti dell’agrivoltaico
“Utilizzare il suolo sia per coltivazioni sia per impianti fotovoltaici consente di aumentare la producibilità complessiva per superficie occupata, riducendo i costi di produzione”, spiega Giampaolo Manzolini, professore del Dipartimento di Energia e co-autore dello studio.
Inoltre, la presenza delle colture sotto i pannelli contribuisce ad abbassare la temperatura dei moduli solari, migliorandone l’efficienza energetica. Allo stesso tempo, l’ombreggiatura offerta dai pannelli riduce lo stress idrico delle piante, soprattutto nelle aree aride.
Verso un futuro integrato: energia e agricoltura senza compromessi
“Questa tecnologia può aiutare a ridurre la competizione per il suolo, migliorando la sostenibilità dei sistemi agricoli ed energetici”, sottolinea Maria Cristina Rulli, coordinatrice dello studio.
Lo studio rappresenta una base scientifica solida per guidare scelte politiche, investimenti e strategie industriali in direzione di un futuro in cui il suolo diventa una risorsa condivisa, non un terreno di scontro.