Il Rapporto OIR 2024 approfondisce il ruolo delle rinnovabili (sia utility scale, che distribuite) per vincere la sfida del Net Zero. In particolare, l’obiettivo della ricerca è comprendere quali siano le azioni e gli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050, designando una roadmap per alcuni settori rilevanti in Italia. Il documento.
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Il Report dell’Osservatorio Rinnovabili Oir
L’Unione europea mira a essere climate-neutral dal 2050, cioè ad avere un’economia con emissioni nette di gas serra pari a zero. Questa legge fissa l’obiettivo intermedio di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.
La Direttiva sulle Energie Rinnovabili (RED III) prevede che la produzione rinnovabile contribuisca a coprire il 42,5% sul totale dei consumi finali entro il 2030. A livello italiano tale obiettivo nel PNIEC 2024 è pari al 39,4%.
Sembra una cifra considerevole, ma 174,3 miliardi di euro sono niente in confronto agli oltre 1.010 miliardi di euro da investire in Italia entro il 2050 se si vogliono centrare gli obiettivi net zero, secondo le stime dell’edizione 2024 dell’Osservatorio Rinnovabili Oir presentato oggi a Milano.
Di questo trilione di euro, il 60% è riferito a interventi di efficientamento energetico degli edifici residenziali e del terziario.
La roadmap delle azioni e della spesa
Non solo investimenti, che pur rimangono sempre un primo inevitabile punto di partenza, ma anche nuove politiche pubbliche, semplificazione burocratica dei processi autorizzativi, per accelerare in maniera decisa la transizione energetica nel nostro Paese e quindi la decarbonizzazione e un maggior livello di sostenibilità ambientale delle attività industriali ed economiche.
Nel documento, presentato in occasione del workshop “Net Zero Economy al 2050: miraggio o realtà?”, organizzato da Agici, è delineata una roadmap di azioni e investimenti considerati necessari e non più rimandabili in tre settori chiave: Ets (Emission Trading System, il mercato delle emissioni di CO2), residenziale, terziario e dei trasporti.
Come detto subito, serve una spesa di 174,3 miliardi di euro per generare un aumento di capacità di fonti energetiche rinnovabili da qui al 2030, pari ad un +63%, ovvero +147,6 GW di potenza installata rispetto a quanto fatto fino al 2023.
Solo le imprese italiane (17 quelle prese in esame dal Report) dovranno investire più di 42 miliardi di euro.
Rinnovare le infrastrutture e rimuovere gli ostacoli burocratici
Ma se gli investimenti in fonti rinnovabili continuano ad aumentare, a pesare sul loro sviluppo è un aspetto ancora poco considerato, ovvero lo stato dell’arte del parco rinnovabile esistente:il 70% degli impianti idroelettrici e geotermoelettrici è infatti antecedente al 1980, mentre due terzi degli impianti eolici e fotovoltaici risalgono al periodo 2007-2014.
Partendo da una capacità stimata di 83 GW al 2025, al 2050 dovranno essere rinnovati in Italia 73,8 GW, con un costo stimato di 48,3 miliardi di euro, destinati prevalentemente ai settori fotovoltaico e idroelettrico.
L’ostacolo burocratico è ancora piuttosto presente in questo settore così vitale per la nostra transizione energetica e nonostante il percorso tracciato dal Pniec. Una criticità, questa, che trova espressione negli iter approvativi ancora troppo lunghi e complessi e che rischia di scoraggiare gli investimenti.
In aggiunta, si legge nel Rapporto, risultano fondamentali le policy di incentivazione, che solo se adeguate alla sfida permetteranno il superamento dei colli di bottiglia amministrativi.
I governi devono incentivare la decarbonizzazione e serve un’accelerazione degli investimenti privati
Gli sforzi per decarbonizzare le industrie ad alte emissioni richiedono un approccio collaborativo, si legge nelle conclusioni. Le aziende ad alte emissioni devono definire strategie e implementarle in termini ambientali con pratiche sostenibili, gli investitori e i finanziatori devono agevolare la riduzione di emissioni attraverso la selettiva allocazione del capitale e agendo sulle leve di governance societaria verso il management, affinché presentino piani credibili di transizione, e i governi devono incentivare la decarbonizzazione mettendo a disposizione strumenti di finanza pubblica, favorendo l’innovazione e lo sviluppo di tecnologia green e agevolando i vari strumenti della finanza di transizione.
Risulta, infine, necessaria un’accelerazione degli investimenti privati in infrastrutture a basse emissioni e resilienti al clima, con evidente necessità di mobilitare capitale privato su larga scala, soprattutto da parte di investitori istituzionali.