La ‘nuova’ Amministrazione degli USA, direttamente con Donald Trump, si è rivolta all’Arabia Saudita, ribadendo la necessità di rafforzare i legami economici e di abbassare il costo del petrolio. La richiesta di base per Riyadh sarà quella di aumentare un pacchetto di investimenti statunitensi a 1.000 mld di Dollari, rispetto ai 600 inizialmente previsti.
Oltre il comparto energetico
La storica relazione tra gli USA e l’Arabia Saudita, oltre il comparto energetico e dunque del petrolio, si appresta alla stesura di un nuovo capitolo. Il tutto, in occasione del World Economic Forum di Davos, in Svizzera, uno dei pilastri della finanza globale.
In effetti, a compendio del suo insediamento, Donald Trump si è rivolto direttamente a Riyadh (potendo per altro contare sui rapporti privilegiati con la famiglia reale). Non prima, però, di essersi confrontato con il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman.
Due le sue richieste. In primo luogo, quella di legittimare un abbassamento del costo del petrolio. Poi, di aumentare gli investimenti statunitensi. A tal proposito, secondo quanto ha riportato la Reuters, dovranno aumentare gli investimenti esteri degli USA in territorio saudita. Un ultimo pacchetto, per i prossimi quattro anni, dovrà raggiungere i 1.000 mld di dollari, rispetto ai 600 mld inizialmente previsti.
Influenzare i mercati
Economia e produzioni petrolifere, ovviamente, riflettono le stesse ambizioni. Si consideri in più la proiezione nel quadrante geografico asiatico, uno dei più importanti sostenitori – a livello globale – della domanda di gas e petrolio. L’Arabia Saudita è infatti uno dei cinque Paesi fondatori dell’OPEC, nel 1960 (insieme a Iraq, Kuwait, Venezuela e Iran) e in questo senso ha un’influenza diretta sul mercato globale.
Al contempo, Washington è da oltre dieci anni autosufficiente dal punto di vista energetico, grazie al gas e al petrolio di scisto. Da questo punto di vista, perciò, l’aumento delle produzioni – per un minor costo del barile – potrebbe ‘indebolire’, quelle economie c.d. rentiere, ossia strutturate sulle esportazioni delle stesse fonti fossili.
In questo senso, l’invito ad aumentare i prezzi del petrolio sarebbe per Trump un vettore. Vettore, che potrebbe indurre la Russia (in Opec+) ad avere posizioni più concilianti rispetto alle trattative sul conflitto in Ucraina.
Al di là degli intenti e del suo solito modo ‘non sempre diplomatico di porsi’, Trump e i suoi collaboratori valuteranno se e quali saranno le proposte della controparte saudita. Nel frattempo, l’ufficio comunicazioni del Governo saudita non ha subito risposto alla richiesta di un commento. Anche in questo caso, dunque, servirà un tempo specifico per elaborare un nuovo confronto.