Roma, 08/09/2024 Notizie e approfondimenti sui temi dell’Energia in Italia, in Europa e nel mondo.

Petrolio russo, l’Italia ne ha consumato il 65% in più nel 2022. Oggi l’UE compra gasolio indiano ottenuto con i barili di Mosca

11
Home > News > Petrolio > Petrolio russo, l’Italia ne ha consumato il 65% in più nel 2022. Oggi l’UE compra gasolio indiano ottenuto con i barili di Mosca

Un barile di petrolio su quattro è stato importato dalla Russia nel 2022

Sappiamo bene che in ogni guerra si trova sempre il modo di aggirare le sanzioni verso un determinato Paese, che in questo caso, la Russia, è stato qualificato dalla storia come aggressore dell’Ucraina e che contestualmente è anche uno dei grandi produttori di petrolio sul mercato mondiale.

Nonostante tutte le misure contro Mosca prese da Bruxelles, sembra che in Italia i consumi di petrolio russo siano aumentati nel 2022, di circa il 65%, secondo nuove stime pubblicate in uno studio di Transport & Environment (T&E).

Praticamente, durante l’anno passato, le importazioni di petrolio russo hanno raggiunto una quota nazionale del 19% contro il 13% del 2021.

Cina e India ci vendono gasolio ottenuto da petrolio moscovita

Non solo, sempre secondo il documento diffuso dall’organizzazione ambientalista indipendente europea per la crescita sostenibile, è ottenuto da greggio russo anche gran parte del gasolio che oggi importiamo dall’India.

Le importazioni di prodotti petroliferi raffinati dalla Cina e dall’India sono cresciute rispettivamente del 70% e del 13% nell’ultimo anno.

Il petrolio russo si può acquistare a buon prezzo in diversi mercati globali ed è impiegato quindi in grandi quantità proprio per produrre i derivati di cui la nostra economia e l’industria hanno tanto bisogno.

A marzo di quest’anno Nuova Dehli ha acquistato 1,6 milioni di barili al giorno dalla Russia, contro i 70 mila circa dell’anno precedente.

La Russia ha venduto 63 milioni di barili all’India ad aprile 2023 e dall’India l’Ue importa il 30% del gasolio

Ma poi il dato è cresciuto a dismisura, come ha commentato sul suo blog ufficiale lo stesso Alto rappresentante UE per la Politica estera, Josep Borrell: “È un dato di fatto che l’India, ma anche la Cina, sta importando volumi sempre maggiori di petrolio russo da quando il G7 ha introdotto il divario di prezzo alla fine del 2022 e lo sta facendo con un netto sconto. Le cifre sono chiare: le importazioni indiane di petrolio dalla Russia sono passate da 1,7 milioni di barili al mese nel gennaio 2022 a 63,3 milioni di barili al mese nell’aprile 2023. In altre parole, prima dell’invasione russa dell’Ucraina, la quota di petrolio russo sulle importazioni complessive di petrolio dell’India era pari allo 0,2%. Il mese scorso, tale quota era salita al 36,4%“.

L’esportazione di prodotti raffinati come jet fuel o diesel dall’India verso l’Ue è passata da 1,1 milioni di barili nel gennaio 2022 a 7,4 milioni di barili nell’aprile 2023”, ha riportato Borrell.

Oggi l’Europa importa il 30% del gasolio raffinato dall’India, contro il 22% dell’anno precedente. In particolare, i principali acquirenti sono Francia, Belgio e Paesi Bassi (ma anche la Turchia).

E poi c’è il trasferimento di greggio russo da nave a nave in mezzo al mare

Se questi dati saranno confermati e soprattutto se l’Europa non troverà una soluzione condivisa nella messa al bando totale del greggio e del gas di Mosca, è molto probabile che i nostri soldi finiranno per alimentare la guerra in Ucraina ancora per molto tempo.

A conferma di questo, secondo una recente indagine condotta da S&P Global Market Intelligence, un altro modo per violare le sanzioni decise dell’UE nei confronti di Mosca è il trasferimento di petrolio da nave a nave effettuato in mezzo al Mare, di nascosto da ogni controllo.

Secondo lo studio sono state 167 le petroliere che partite vuote dai porti europei di Grecia, Cipro e Malta sono poi tornate piene di petrolio, di origine russa (travasato da altre petroliere battenti bandiera russa o di Paesi amici di Mosca).

Ma questa “flotta ombra” preoccupa molto Bruxelles, primo perché molti funzionari parlano apertamente di centinaia di petroliere utilizzate per queste attività e poi perché questo petrolio è pagato ad un prezzo ben superiore ai 60 dollari di tetto massimo imposto dal G7.

Purtroppo gli investimenti in fonti energetiche rinnovabili e i livelli di efficienza energetica raggiunti non sono sufficienti per fare davvero a mano dei combustibili fossili e di petrolio ne faremo incetta ancora per lungo tempo, visto che il picco della domanda mondiale dovrebbe esser raggiunto nel 2030.

Giornalista

Articoli correlati