Roma, 08/09/2024 Notizie e approfondimenti sui temi dell’Energia in Italia, in Europa e nel mondo.

Petrolio, nel mondo una riserva di 1.500 miliardi di barili

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L’ultima ricerca di Rystad Energy mostra che le riserve globali di petrolio ancora nel sottosuolo sono rimaste sostanzialmente stabili, ma in calo di circa 52 miliardi di barili rispetto a un anno fa. Nell’Opec c’è chi bara sulle stime nazionali, mentre il picco di produzione si dovrebbe raggiungere entro il 2035 a 120 milioni di barili estratti al giorno.

Su quanti barili di petrolio possiamo contare nei prossimi 100 anni?

A livello mondiale le riserve di petrolio ancora recuperabili sono sostanzialmente stabili, secondo le nuove stime Rystad Energy relative all’ultimo anno, che fissano il totale a 1.536 miliardi di barili. Un dato in calo di 52 miliardi di barili rispetto all’edizione 2023 della ricerca.

Il dato si riferisce a una soglia attesa di massima estrazione petrolifera da qui ai prossimi 100 anni, con un picco di produzione previsto attorno al 2035 a 120 milion di barili al giorno, che inizierà a discendere rapidamente fino al 2050, quando sono attesi circa 85 milioni di barili.

Degli oltre 1.500 miliardi di barili di petrolio tecnicamente recuperabili, solo 1.200 miliardi circa sono a considerarsi economicamente sostenibili prima del 2100 a 50 dollari al barile.

Magnus Nysveen: “La sicurezza energetica mondiale è questione di ridondanza”

Le riserve di petrolio rimanenti nel mondo sono insufficienti a sostenere la domanda, se non si passa ai veicoli elettrici. I tentativi di limitare la fornitura di petrolio non avranno praticamente alcun effetto sulla limitazione del riscaldamento globale. Invece, l’unico modo fattibile per mantenere l’aumento delle temperature globali a meno di 2,0 gradi Celsius è garantire una rapida elettrificazione del trasporto su strada”, ha affermato Magnus Nysveen, Head of Analysis di Rystad Energy.

“Sebbene il calo della disponibilità di petrolio sia una notizia positiva per l’ambiente – ha precisato Nysveen – potrebbe minacciare di destabilizzare ulteriormente un panorama energetico già precario. La sicurezza energetica è una questione di ridondanza”.

Chi perde e chi guadagna

Le perdite sono da ricollegare alle decisioni prese dall’Arabia Saudita, dove si è scelto di dare priorità alle attività estrattive onshore rispetto a quelle offshore.

Al contrario, l’aumento più consistente si è registrato in Argentina, che ha guadagnato 4 miliardi di barili con i progetti estrattivi da scisto, soprattutto nella regione di Vaca Muerta, situata nel bacino di Neuquén nella Patagonia settentrionale.

Secondo Rystad, il volume di barili recuperabili su scala globale si è ridotto di almeno 700 miliardi di unità dal 2019 al 2023, a causa di una diminuzione consistente delle attività esplorative.

I motivi sono legati alla transizione green, secondo gli esperti: “l’esplorazione è diminuita perché gli investitori temono che le nuove scoperte rimangano bloccate a causa della continua elettrificazione dei veicoli e del previsto crollo sia della domanda di petrolio che dei prezzi del greggio”.

Nell’Opec c’è chi bara. Arabia Saudita, USA e Russia con le riserve di petrolio più affidabili

A livello di grandi mercati, i Paesi membri dell’Opec hanno sotto mano riserve per 657 miliardi di barii di petrolio, circa il 40% del totale mondiale. Un dato molto al di sotto di quanto dichiarato in precedenza, cioè 1.215 miliardi di barili.

Un numero, quest’ultimo, artificialmente gonfiato e sovrastimato del doppio, secondo quanto riportato dalla BP Statistical Review 2022. In particolare, i Paesi che avrebbero rivisto un po’ troppo verso l’alto le proprie stime sulle riserve interne sono Venezuela, Iran, Libia e Kuwait, ma anche il Canada, che usa le sabbie bituminose per calcolare il proprio numero di barili giornalieri (ma omettendo che l’estrazione al momento è ferma e potrebbe muoversi molto a rilento a causa degli alti costi di lavorazione).

Gli unici Paesi che possono contare su riserve affidabili nei numeri sono sempre l’Arabia Saudita, con riserve quantificate in 247miliardi di barili di petrolio, seguiti dagli Stati Uniti, con 156 miliardi, la Russia, con 143 miliardi, il Canada, con 122 miliardi e l’Iraq, con 105 miliardi.

In una prospettiva più realistica per la produzione di petrolio, si legge nel report, la produzione totale raggiungerebbe il picco nel 2030 a 108 milioni di barili al giorno e scenderebbe a 55 milioni di barili al giorno nel 2050, con i prezzi del petrolio che si manterrebbero intorno ai 50 dollari al barile in termini reali.

In questo scenario, circa un terzo del petrolio recuperabile al mondo, 500 miliardi di barili, rimarrebbe bloccato a causa di sviluppi non redditizi. Uno scenario di transizione energetica di questo tipo limiterebbe il riscaldamento globale a 1,9 gradi.

Giornalista

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