Sarà un vero e proprio intervento armato quello condotto da Italia, Francia e Germania nel Mar Rosso, a difesa dei flussi di navigazione minacciati dagli Houthi. Lo ha annunciato il Consiglio Affari esteri d’Europa, sostenendo la missione che servirà a tutelare le rotte del petrolio e del gas che passano per il Canale di Suez. Un’ analisi di GreenPeace denuncia il fallimento delle politiche nostrane di diversificazione delle fonti energetiche, evidenziando come il Governo continui a fare gli interessi delle grandi multinazionali dei combustibili fossili.
L’Italia al fianco di Francia e Germania nella missione Aspides
L’Italia farà parte della missione navale Aspides, in prima fila con Germania e Francia, per difendere i flussi commerciali e in particolare le risorse energetiche, minacciate dagli Houthi nel Mar Rosso. Il Consiglio Affari esteri dell’Unione europea ha infatti discusso della possibilità di sostenere la missione, un vero e proprio intervento armato a tutela delle fonti fossili, mascherato da azione a protezione della libertà di navigazione. Una decisione che rivela, come denuncia l’ultima analisi di GreenPeace, il fallimento delle politiche europee (e italiane) di diversificazione delle fonti energetiche.
Il 40% dell’import-export italiano transita per il Canale di Suez
Dal Canale di Suez transita il 40% dell’import-export italiano, per un totale di circa 154 miliardi di euro. Da qui passano anche le principali rotte del petrolio e del gas, soprattutto in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. Da circa due anni, infatti, il passaggio di petroliere e metaniere lungo il canale si è intensificato, sia in direzione nord, con la crescita delle importazioni europee e canadesi dal Golfo arabo per supplire al calo dei combustibili russi, sia in direzione sud, con la deviazione delle esportazioni russe verso i Paesi asiatici. Secondo FederPetroli, circa il 27% dell’import italiano di greggio e il 34% del GNL transitano dall’area interessata dal conflitto. Un quantitativo notevole di gas e petrolio, messo a repentaglio dalle incursioni degli Houthi.
Il rischio legato al blocco delle rotte del Qatar
L’Italia è coinvolta direttamente nella crisi del Mar Rosso, attraverso il gigante energetico ENI. L’azienda guidata da Descalzi, infatti, ha siglato lo scorso ottobre un contratto di forniture di GNL a lungo termine (al 2053) per lo sviluppo del progetto North Field East Expansion in Qatar. Un accordo che rafforza la partnership tra Eni e QatarEnergy ben oltre le date indicate dalla Comunità Internazionale per la neutralità climatica, e che, ora rischia di essere mandato all’aria.