Nel suo ultimo studio, l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) ha analizzato la domanda di carburanti in Cina, alla luce dell’evoluzione del settore del petrolio. Nonostante le trasformazioni in essere dell’economia cinese, sempre più imperniata sui servizi, la domanda ha tuttavia registrato una fase di equilibrio.
Carburanti e trasformazioni
L’economica della Cina è in continua trasformazione, eppure l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) nel suo ultimo studio, ha sottolineato come la domanda di carburanti da petrolio sia in equilibrio. Con i servizi sempre più centrali rispetto alla manifattura, si sta in effetti assistendo anche ad un confronto con il settore dei trasporti, anch’esso in trasformazione.
Rispetto a quest’evoluzione, l’Agenzia ha spiegato come la domanda dei carburanti a base di petrolio più consumati sia però diminuita marginalmente nel 2024. Tra questi, la benzina e il diesel. Inoltre, il consumo combinato di questi carburanti in Cina, pari a quasi 8,1 mln di barili al giorno (mb/d), è stato del 2,5% inferiore ai livelli del 2021 e solo di poco superiore a quelli del 2019.
In Cina, là dove negli ultimi anni le energie rinnovabili sono divenute sempre più centrali, alle elevate emissioni di anidride carbonica (CO₂) non starebbe corrispondendo una crescita nelle ‘benzine’. Un altro elemento interessante, nel c.d. ‘Paradosso cinese’.
Dettagli di consumo
Nel dettaglio, comunque, la domanda complessiva di petrolio in Cina è continuata ad aumentare. In particolare nel comparto delle materie prime petrolchimiche, poi convertite in plastiche e fibre. Limitatamente ai prodotti petrolchimici, la domanda in Cina è aumentata di quasi il 5% nel 2024.
Nel frattempo, l’ultima serie di sanzioni contro la Russia non ha ancora interrotto in modo significativo i carichi, anche se alcuni acquirenti hanno ridotto gli acquisti. Tra i due Paesi, l’interscambio è ben saldo. L’anno scorso Pechino ha aumentato le importazioni di petrolio russo dell’1,3%, raggiungendo 108,47 mln di tonnellate (rispetto al 2023).
Tuttavia, se il Paese asiatico ha rappresentato oltre il 60% dell’aumento globale della domanda di petrolio tra il 2013 e il 2023, lo scorso anno la rotta è cambiata. Ossia la quota cinese è equivalsa a meno del 20% dell’aumento del 2024. Questo, soprattutto a causa del rallentamento del suddetto consumo di carburante.
Pur al cospetto dell’aumento delle materie prime petrolchimiche, il Governo di Pechino ha infatti implementato un sistema, nel sostegno alla transizione energetica nazionale. Un sistema, imperniato sui sussidi alle rinnovabili e ai veicoli elettrici e a basse emissioni. Gli obiettivi sarebbero quelli di raggiungere il picco delle emissioni entro il 2030 e la neutralità entro il 2060.
Per questo, l’IEA ha previsto un’altra lieve diminuzione del consumo totale di carburante nel 2025. Tendenza che potrebbe accelererà nel medio termine. Ciò porterebbe probabilmente a un ‘plateau‘ della domanda totale di petrolio in Cina nel corso del decennio.
Riferimenti sistemici
I cambiamenti strutturali del sistema produttivo stanno riducendo il fabbisogno di carburante. Conseguentemente, l’IEA ha evidenziato un aspetto particolare. Nel dettaglio, “date le dimensioni della sua economia, la Cina consuma relativamente poco carburante rispetto ai Paesi a più alto reddito”.
Sarà per questo fondamentale, alla luce della situazione internazionale contemporanea e della sua evoluzione, valutare le politiche energetiche cinesi del prossimo lustro. Da queste, in effetti, dipendono gli sviluppi delle relazioni economiche internazionali globali.