La compagnia brasiliana Petrobras, la principale produttrice di petrolio del Sud America, è alla ricerca di nuove operazioni sui mercati dell’Africa, tra Namibia, Sudafrica e Angola.
Tra Brasile e Africa
La compagnia statale brasiliana Petrobras vorrebbe espandere le proprie attività in Africa, intessendo una serie di colloqui con altre realtà multinazionali presenti sul continente. Secondo Bloomberg, in effetti, sarebbero in corso dei confronti con ExxonMobil Corporation, Shell Plc, TotalEnergies SE ed Equinor ASA.
Le nuovi direttrici rientrerebbero all’interno del piano aziendale che affiancherebbe quadranti diversi ai ‘suoi’ tradizionali giacimenti in acque profonde del Brasile. Non ultimo, visto che l’esplorazione nazionale sta rallentando.
In Africa, i Paesi sotto la lente d’ingrandimento dell’azienda sono la Namibia, il Sudafrica e l’Angola, tutti e tre nella parte meridionale del continente.
La centralità della Namibia
In Namibia, per esempio, le attenzioni sarebbero per il giacimento di Mopane, nel bacino di Orange, lungo la costa del Paese. La Petrobras andrebbe ad operare conoscendo già le potenzialità del sito. La Shell, la TotalEnergies e la lusitana Galp Energia SGPS SA vi hanno in tal senso effettuato diverse scoperte, sia di petrolio che gas.
La stessa Bloomberg, in effetti, ha descritto come la compagnia brasiliana sia intenzionata ad acquitare una quota pari al 40%, con l’obiettivo di raggiungere il primato regionale dell’offshore. Altri acquisti – sebbene in qualità di socio di minoranza – si sono conclusi con la Shell, per tre blocchi nell’arcipelago di São Tomé e Príncipe. Isole di origine vulcanica, simili geologicamente alla promettente Guyana.
Geologia fondamentale
La questione ‘geologica’ è apparsa dirimente anche in Namibia. L’auspicio, in effetti, è che la Repubblica africana (popolata all’incirca da 2,7 mln di abitanti) si trasformi per l’appunto in un’altra Guyana, la cui economia è stata completamente ridefinita grazie al petrolio scoperto.
L’Africa era collegata al Sud America, prima che 90 mln di anni fa cominciasse la loro separazione. Ecco, dunque, perché i margini di crescita e svilluppo dei diversi progetti appaiono saldi. La geo-economia brasiliana potrebbe allora entrare davvero in un nuovo capitolo, con un Brasile molto più protagonista sui mercati internazionaliu dell’energia.