Sui mercati globali del petrolio, la scorsa settimana si è segnalato un leggero calo degli indici dei prezzi, in relazione al premio del rischio geopolitico.
Il valore del rischio geopolitico
La scorsa settimana, sui mercati globali del petrolio, il valore del premio del rischio geopolitico ha ridefinito gli indici dei prezzi. Dopo i forti aumenti della settimana precedente – complice soprattutto la volatilità implicita del Brent – gli indicatori del premio sono infatti leggermente diminuiti. Lo ha scritto la Reuters, riportando un’analisi di Goldman Sachs.
Al netto di una tendenza generale, il quadrante geo-economico più rilevante è stato quello asiatico. I prezzi del greggio si sono infatti stabilizzati nelle contrattazioni asiatiche. Intanto, gli operatori soppesavano gli sviluppi del conflitto in Asia Occidentale, nonché le continue aspettative ribassiste sulla domanda.
Proprio alla possibile evoluzione delle ostilità mediorientali si andrebbero a ricollegare le previsioni. Si pensi che i prezzi erano scesi di oltre il 4%, quando si era paventato un possibile cessate il fuoco tra Hezbollah e Israele.
Le prospettive di Goldman Sachs
All’interno della medesima analisi, la Goldman Sachs ha tracciato un prospetto più complesso. Nella misura in cui l’Iran dovesse interrompere le produzioni, si potrebbe nuovamente assistere ad un picco di rialzo, fino a 10–20 Dollari al barile per il Brent.
Contestualmente, qualora Teheran non si discostasse dai livelli attuali, i prezzi potrebbero invece stabilizzarsi, nel corso di tutto il trimestre. In termini di contratti da stipulare e acquisti da implementare, quest’ultimo scenario sarebbe senza dubbio interessante. Anche soltanto in un’ottica di programmazione.
A far da contraltare alle previsioni più ‘ottimistiche’, si è posto l’OPEC, che lo scorso lunedì ha tagliato le previsioni di crescita della domanda globale di petrolio per l’anno 2024. Ha inoltre rivisto al ribasso le sue proiezioni per il prossimo anno, segnando la terza revisione al ribasso consecutiva del gruppo dei Paesi produttori.
Gli scenari dell’IEA
In secondo luogo, bisognerà considerare il rapporto tra gli indici – ovviamente alla luce dello scenario geopolitico – e la domanda globale, soprattutto in vista dei dodici mesi futuri.
Nel report dello scorso Agosto, l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) aveva infatti rimarcato un incremento, per il 2024 ma anche un assottigliamento in vista del 2025.
Da questo punto di vista – al netto dei calcoli dell’OPEC – l’anno prossimo l’aumento della domanda dovrebbe allinearsi a quota 953 mila barili. Tuttavia, se la domanda del 2024 si è attestata intorno ai 130,1 mln di barili al giorno, quella del 2025 arriverebbe a 104 mln. Una differenza tangibile, che gli operatori del settore terranno in debita considerazione.