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Il Ghana, prossimo pilastro del petrolio? Verso nuovi assetti geo-energetici per l’Africa

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In Ghana, sono cominciati i lavori per la realizzazione di un nuovo terminal petrolifero nella città di Jomoro, con ripercussioni sia interne che regionali. 

Un investimento da 12 miliardi di dollari

É ufficialmente partita la costruzione di un hub petrolifero a Jomoro, nel Ghana sudoccidentale. Il valore dell’investimento, che la Reuters ha riportato essere di  $12 mld, avrebbe nella sostanza una duplice portata. 

Oltre a sostenere la domanda aggregata interna, in effetti, il sito andrebbe a trasformare la posizione del Paese, noto per la “ricchezza” del suo sottosuolo, in un esportatore di prodotti petroliferi raffinati, verso tutta l’Africa occidentale.

Non è un caso che la cerimonia di inaugurazione dei cantieri sia stata presieduta dal Presidente della Repubblica Nana Akufo-Addo. Il quale, nell’occasione, ha dichiarato: “Il progetto promette di essere una pietra miliare per lo sviluppo della nostra nazione”.

L’importanza del petrolio per Accra

L’enorme progetto infrastrutturale – all’interno di un sito da 20.000 acri – avrà come fulcro una raffineria da 300.000 barili al giorno (bpd), una serie di impianti petrolchimici e sarà raccordato con il tessuto produttivo locale. 

Il piano va inserito all’interno dell’industria petrolifera nazionale, “saldamente” sotto il controllo della compagnia governativa GOIL Ghana Limited. Attualmente, la produzione stimata è intorno ai 132.000 bpd. Sulla base di tali presupposti, è sorta l’idea di inserirsi all’interno di un mercato regionale le cui potenzialità sono notevoli.

L’Africa Occidentale, secondo l’African Refiners & Distributors Association (ARDA), consumerebbe all’incirca 800.000 bpd, importando il 90% del proprio fabbisogno. Il tutto, in un contesto economico composito, connotato da squilibri e asimmetrie, ma i cui margini di miglioramento sarebbero di portata elevata. 

Quante perplessità

Non che manchino i dubbi e le complessità. Due, su tutte. La sostenibilità economica e il rapporto, inteso come accettazione, da parte delle popolazioni locali. La prima fase dei lavori sarà comunque finanziata da un consorzio di aziende con sede in Cina.

Contestualmente, a livello locale, alcuni residenti hanno espresso grandi preoccupazioni, nella misura in cui l’impatto socio-ambientale dell’hub sarebbe realmente nocivo. Da vagliare, perciò, la possibilità che le cooperative degli agricoltori adiscono le vie legali per proteggere e far valere i loro diritti fondiari.

Al cospetto delle innumerevoli perplessità e criticità, dall’altro lato, in uno scenario “ideale”, il progetto – il cui completamento è previsto per il 2025 – fungerebbe da doppio moltiplicatore.

Ovviamente economico – con effetti diretti sulla bilancia dei pagamenti e sul reddito nazionale – ma anche geopolitico. Il Ghana, in effetti, rafforzerebbe la propria postura, aumentando il proprio “peso” sulla scacchiera regionale. In sostanza, si tratterebbe allora di legittimare un riassetto degli equilibri africani.

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